Ricorso Juve, Abodi sulla sentenza: “Non entro nel merito ma…”

Andrea Abodi commenta la sentenza del Collegio di Garanzia sul caso Juve. Il ministro dello sport, pur non entrando nel merito, sottolinea un aspetto importante per quanto riguarda la giustizia sportiva.

Il Collegio di Garanzia ha deciso di accogliere parzialmente il ricorso della Juve per il caso plusvalenze. I 15 punti di penalizzazione sono stati al momento riassegnati ai bianconeri, in attesa di un nuovo processo. Che contribuisce a dilatare i tempi e a creare incertezza nel campionato. E su questo tema il ministro dello sport Andrea Abodi ha detto la sua in maniera categorica.

Juve, Abodi sulla sentenza del Collegio di Garanzia: “Non entro nel merito ma la giustizia sportiva è da riformare”

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(Photo by Paolo Bruno/Getty Images)

Anche il ministro dello sport Andrea Abodi ha commentato la sentenza del Collegio di Garanzia dello Sport che ha rimandato alla Corte d’Appello Federale il verdetto sul caso Juve. “Farò la mia parte, di concerto eventualmente con i miei colleghi di governo e ascoltate le parti, affinché ci sia una riforma della giustizia sportiva” ha affermato il ministro.

Che prosegue: “Non entrerò mai nel merito della sentenza, ma questa precarietà non aiuta: dove c’è competizione, la certezza della pena va composta con gli interessi generali. Qualcosa bisogna modificare perché le decisioni siano comprensibili e la tempistica rispettosa della reputazione della competizione“.

Concludendo: “È evidente che abbiamo bisogno della certezza del diritto per cui chi sbaglia paga. Ma il modo in cui si arriva alla decisione finale tenga conto degli interessi generali e tenga conto anche della comprensibilità delle decisioni della quale l’opinione pubblica ha bisogno e diritto. Sono temi delicati che possono essere affrontati ascoltando le parti tecniche. Punto all’obiettivo. Una giustizia giusta, tempestiva ma rispettosa dei tempi dello sport. Una giustizia intellegibile che non solo sia ma che appaia anche nella sua assoluta indipendenza anche nella responsabilizzazione degli attori in campo in modo che non diventi una partita di calcio”.