Juventus-Torino, l’analisi tattica: Sarri contro Longo

La Juventus di scena al “Marassi” di Genova ha fornito un prestazione confortante. L’obiettivo è replicarla con il Torino

Molto meno in preda alla sarrosi e decisamente più sarriana la Juventus vista al Marassi di Genova con il Genoa. Dunque, sabato 4 alle 17:15 nel derby della Mole contro il Torino, l’augurio è che la Vecchia Signora riesca a bissare l’ottima prova offerta nel match in terra ligure. Già, perché i Bianconeri scesi sul manto erboso del Ferraris hanno disputato una gara (vinta 3-1) più che soddisfacente sotto tanti punti di vista. Madama, infatti, ha (stra)dominato in buona sostanza  fino al triplice fischio, producendo svariate occasioni da gol e mantenendo un atteggiamento, soprattutto nella fase di non possesso, molto positivo e convincente. Per cui, al netto di un avversario che tutto è tranne che un dream team, i segnali giunti da Genova sono stati assai confortanti.

Il Torino, invece, affronterà la stracittadina dopo aver perso in casa (2-1) con la Lazio di Simone Inzaghi. Ancora depauperata dalle pesanti assenze di Alex Sandro, Chiellini, Demiral, De Sciglio e Khedira, la Juve di Maurizio Sarri potrebbe calcare il rettangolo verde dell’Allianz Stadium con un 4-3-3 formato da: Buffon (Szczęsny); Cuadrado, de Ligt, Bonucci, Danilo; Bentancur, Pjanić, Matuidi; Bernardeschi (Douglas Costa), Dybala, Ronaldo. Privo di Baselli e probabilmente anche di Zaza, il Toro di mister Moreno Longo dovrebbe disporsi con un 3-5-2 composto da: Sirigu; Izzo, Nkoulou, Bremer; De Silvestri, Meïté, Lukić, Rincόn, Ansaldi; Belotti, Verdi.

Juventus-Torino: le trame tattiche

La Juventus, per atteggiamento in fase di non possesso e palleggio, dovrà provare a ripetere la brillante gara disputata contro il Genoa. Come sempre, di fondamentale importanza, sarà variare il canovaccio tattico, ossia tentare di sfruttare anche l’ampiezza del campo oltre alla ricerca del gioco per vie centrali. Altro aspetto da prendere in considerazione saranno le verticalizzazioni immediate nel caso in cui si riuscisse ad eludere il pressing granata. Quanto alla fase di non possesso, occhi aperti specialmente sulle fasce, zona del terreno di gioco spessissimo battuta dal Toro. Il Torino, con l’approdo in panca di Moreno Longo, utilizza in modo massiccio proprio le corsie laterali per cercare di far male all’avversario. Un’altra peculiarità è l’uscita da dietro, con i centrali difensivi che salgono parecchio fino alla linea di centrocampo.

Nella fase di non possesso, il Toro esercita un pressing offensivo, corroborato anche dall’ausilio dei difensori centrali che accorciano moltissimo sugli avversari, oppure, in alternativa, si attua una grande densità nella terra di mezzo. Per ciò che concerne le transizioni positive, in linea di principio, l’attitudine è quella di consolidare il possesso invece di verticalizzare a tutti i costi in maniera frenetica, mentre in quelle negative si propende alla riaggressione per recuperare subito la sfera. Centrare i tre punti per Madama sarà vitale, perché rappresenterebbe un ulteriore segnale per le inseguitrici, innanzitutto per la Lazio. Sulla carta, questo Torino sembra tutt’altro che una corazzata, ma si commetterebbe un errore gravissimo se si sottovalutasse l’animus pugnandi dei Granata, visto e considerato che è pur sempre un derby. Pertanto, vincere prima di tutto, ma convincere, come con il Genoa, sarebbe un altro significativo passo avanti in termini di guarigione da una sarrosi che, almeno a Genova, è stata brillantemente tenuta sotto controllo.