Franco Leonetti: “Dybala non ha problemi col 4-3-3, Matuidi imprescindibile”

L’intervista esclusiva a Franco Leonetti, giornalista tifoso della Juventus e opinionista per l’emittente televisiva bianconera Top Planet

Noto ed esperto giornalista di fede bianconera, Franco Leonetti snocciola i temi salienti relativi all’attuale momento della Juventus, con il suo consueto ed elogiabile acume analitico.

Una Juve rabberciata a causa delle innumerevoli defezioni, sta riuscendo a tenere tenacemente il passo del Napoli. Ora, però, Massimiliano Allegri può contare sul prezioso recupero di Paulo Dybala. Dal tuo punto di vista, credi che il reinserimento in pianta stabile della “Joya” possa apportare sostanziali modifiche all’attuale scacchiere tattico architettato dal tecnico labronico?

«Anzitutto il recupero di Dybala è molto importante sia a livello qualitativo che numerico per le scelte di Mister Allegri. L’argentino possiede un tasso tecnico di spessore mondiale e sarà estremamente utile a migliorare manovra e fase offensiva della Juventus. Allegri lo ha spesso impiegato nel 4-3-1-2 come variabile atta a sostenere le punte, anche se poi lui stesso è abilissimo a svariare tra le linee e sa inserirsi perfettamente in zona gol, prova ne siano le sue tante reti ad inizio stagione. Il modulo tattico non muterà particolarmente. Chi dice che Paulo (Dybala, ndr) non può giocare nei tre davanti nel 4-3-3, dimentica la vittoria di Napoli, dove si sacrificò in fascia a sostegno della squadra, cosa avvenuta puntualmente anche a Udine quando la Juve rimase in 10 per l’espulsione di Mandzukic. Max Allegri ha cucito su misura al numero 10 un ruolo di ispiratore-guastatore tra le linee e lui si trova perfettamente a suo agio in questa posizione che ormai ricopre da tanto tempo, senza per questo rinunciare al contrasto e alla partecipazione in fase difensiva, oltre ovviamente a quella di riproposizione e costruzione del gioco».

Bernardeschi, per via di un “trauma distorsivo con interessamento capsulo-legamentoso al ginocchio sinistro”, come si apprende dal sito ufficiale della Juventus, potrebbe essere costretto a rimanere lontano dal terreno di gioco per almeno due settimane. Higuain, invece, uscito malconcio nel derby Torino-Juventus di domenica scorsa, potrebbe  essere abile e arruolabile per il prossimo turno di Serie A, all’”Allianz Stadium”, contro l’Atalanta di Gasperini? Se così fosse, sarebbe il caso di rischiarlo già per il match di domenica prossima con gli orobici?

«Bernardeschi sta facendo terapie in attesa di nuovi esami strumentali dai quali si capirà l’esatta diagnosi e relativa prognosi completa di tempi di recupero. Per una iper-estensione del ginocchio con interessamento capsulo-legamentoso, lo stop minimo è di due settimane. Filtra cauto ottimismo nei suoi riguardi, ma solo gli esami ci diranno con certezza la portata del suo infortunio. Il ragazzo vorrebbe esserci a Londra, ma sarà difficile. Higuain, invece, non dovrebbe essere presente contro l’Atalanta in campionato, ma potrebbe ritornare a disposizione la prossima settimana, o per la Coppa Italia o per la partita con la Lazio. Alla lista degli indisponibili, poi, si è aggiunto oggi De Sciglio, che ha subìto nel derby una distrazione alla coscia sinistra, e anche qui si attendono altre verifiche mediche per capire quando avverrà il suo rientro. Di certo salterà la sfida di campionato di domenica prossima».

L’assenza di Blaise Matuidi, fondamentale frangiflutti ed equilibratore della mediana bianconera, sta influendo sulle prestazioni offerte dalla Juve. Quando è previsto il suo ritorno in campo a pieno regime?

«Il francese è una pedina fondamentale per lo scacchiere di Massimiliano Allegri. La buona notizia è che si è già aggregato al gruppo, quindi è disponibile. Poi starà al tecnico livornese dosare il suo rientro, impiegandolo in campo. La ricomparsa del transalpino, imprescindibile maratoneta della mediana juventina, conferma un trend da sottolineare: quest’anno, rispetto allo scorso, ad esempio, i rientri di alcuni giocatori si sono verificati in anticipo rispetto alle previsioni tabellari, senza sforamenti delle tempistiche stilate, segno che lo staff medico sta lavorando molto bene. Chiaro che poi il tifoso si allarmi per i tanti infortuni, ma ricordo che bisogna anzitutto separare gli stop muscolari da quelli traumatici, sono due cose totalmente diverse, sia per natura che per cause. Aggiungo che la percentuale di giocatori fermi per problemi fisici rientra nella tabella stilata dalla Uefa come parametri fisiologici, o normali, per atleti che si dedicano al calcio. Concludo dicendo che la Juventus, nell’estate del 2016, ha cambiato parecchio a livello di criteri medici e i risultati si sono visti già lo scorso anno. In questa stagione il numero di fermate ai box è superiore a quella del 2016-2017, ma è inferiore rispetto all’annata 2015-2016. La speranza, ovviamente, è che tutti possano rientrare al meglio, in fretta e in piena forma, senza dover più gremire l’infermeria».

Con la presenza del nazionale francese nella terra di mezzo, la “Vecchia Signora” ha quasi sempre dimostrato una solidità granitica e un’intensità agonistica notevoli. Senza di lui, queste caratteristiche tendono leggermente a smarrirsi. Ciò è dovuto alla mancanza di un altro centrocampista in possesso delle sue stesse doti?

«La differenza la fanno gli uomini e le caratteristiche a loro correlate. Solo chi non conosceva Matuidi poteva criticare il suo arrivo. Ora è sotto gli occhi di tutti l’importanza basilare del lavoro svolto dal nazionale francese. Il suo sostituto naturale c’è ed è Sturaro, in quella posizione. Mutando alcuni fattori, anche Marchisio può tranquillamente giocare in quella zona o all’occorrenza pure Bentancur. La realtà però ci dice che Allegri, come tutti i tecnici, sceglie di far scendere in campo gli uomini che più gli forniscono garanzie. Ecco perché contro il Tottenham, il Mister, magari sbagliando, non ha scelto nessun centrocampista classicamente di ruolo per occupare la mezz’ala sinistra, preferendo un adattato come Douglas Costa».

Ritornando al discorso legato agli infortunati, Benedikt Höwedes si è rivisto in panchina nella partita con il Torino. Pensi che da qui al termine della stagione il roccioso difensore teutonico possa ritagliarsi uno spazio importante nell’undici titolare?

«Sarebbe ora, mi permetto di dire. Purtroppo Höwedes, che ha già una ricchissima cartella clinica di infortuni prima del suo arrivo alla Juve, è incappato in due guai muscolari che lo hanno tenuto fuori per gran parte della stagione. La speranza è che negli ultimi tre mesi di competizioni il teutonico possa essere abile e arruolabile per aiutare i compagni nel rush finale. Potrebbe rivelarsi un recupero non di poco conto. Non dimentichiamo la sua duttilità tattica e le sue gesta sportive in Germania. Insomma, rimane un campione del mondo».

Dopo la sfida di campionato e il ritorno della semifinale di Coppa Italia con l’Atalanta, Buffon e compagni affronteranno la Lazio a Roma e sùbito dopo voleranno a Londra per il return match degli ottavi di Champions contro il Tottenham. Lì, a Wembley, bisognerà assolutamente vincere per superare il turno, dopo il 2-2 casalingo. Il big match in terra inglese rappresenterà uno snodo cruciale per il prosieguo della stagione. Sotto l’aspetto tecnico-tattico, fisico e mentale, quali saranno le armi indispensabili per battere gli “Spurs”?

«Intanto la Juventus avrà bisogno di tutti gli effettivi, o quasi, in piena salute. L’emergenza non giova mai, perché porta a scelte obbligate. Per cercare di superare gli ottavi, la squadra ha la necessità di disputare una prova completamente diversa e antipodica rispetto a quello dell’”Allianz Stadium”. Servirà una Juve mentalmente connessa per tutti i 90 minuti, non come all’andata, capace di osare, di essere spregiudicata senza smarrire gli equilibri tra i reparti, pungente in avanti, giocando in ampiezza, rocciosa nella fase difensiva e compatta, senza abbassare troppo il baricentro per non lasciare il pallino del gioco in mano agli avversari. Una Juve rinunciataria e pavida farà fatica a portare a casa un risultato positivo, mentre se a Wembley gli undici di Allegri sapranno essere tonici, veloci, con grande intensità e nessun timore, potranno fare bottino pieno. Nel calcio moderno l’atteggiamento mentale e l’attitudine sono fattori cardine per conseguire vittorie. In Champions, ancor di più».