Arthur: “Inizio difficile alla Juve, ma grazie a Pirlo sto crescendo”

Arthur racconta i suoi primi mesi di Juve a Marca: “Gioco con calciatori che avevo visto solo alla PlayStation”

Arthur si è ormai calato nella parte alla Juventus. Il centrocampista brasiliano ha partecipato attivamente alla vittoria ottenuta al Camp Nou contro il Barcellona, anche se da lui ci si aspetta ancora di più. Intervistato dal quotidiano spagnolo Marca, il nazionale verdeoro racconta così la sua prima parte dell’esperienza in bianconero. “All’inizio ho sofferto un po’ quando sono arrivato, perché il modo di giocare è diverso – ammette – Ho avuto la fortuna di incontrare un allenatore che ha giocato nella mia stessa posizione. Mi aiuta e mi dice cosa fare e cosa non fare. Ha molta esperienza, quindi non ho altra scelta che abbassare la testa e ascoltarlo. Spiega molto bene quello che vuole e legge molto bene l’avversario”.

Insomma, grandi elogi a mister Andrea Pirlo, che nonostante non abbia molta esperienza in panchina, ha già condotto la Vecchia Signora ad un’impresa in Champions League. “Abbiamo studiato molto il Barcellona – racconta Arthur – merito dello staff che ha passato tanto tempo ad analizzare punti forti e deboli. Ci siamo allenati nei giorni precedenti, sapevamo già cosa sarebbe successo in partita. Il Barça gioca sempre alla ricerca del gol, va in avanti e dietro lascia spazi, è normale. Se mi hanno chiesto qualcosa? Sì, ho detto che è una squadra con molta qualità e che fa più possesso di noi. Il merito va allo staff per l’ottimo lavoro di analisi dell’avversario”.

Arthur: “Barcellona? Sapevamo cosa fare”

Insomma, la Juve ha imparato dagli errori del match di andata e si è presa con merito il primo posto nel gruppo G di Champions. “Volevamo il primo posto nel girone, avevamo bisogno di tre gol. Ci abbiamo creduto anche se sapevamo che sarebbe stato difficile, ma la Juve ogni volta che si pone un obiettivo sa che con la qualità della rosa può raggiungerlo. La nostra mentalità era diversa (rispetto all’andata, ndr). Sapevamo che se avessimo giocato faccia a faccia con il Barça avremmo potuto farcela. Abbiamo avuto più intensità, soprattutto nei primi 30 minuti di partita. Siamo entrati mentalmente forti, la chiave è stato il cambio mentale”.

Il trasferimento alla Juventus è stato rumoroso, anzi sembrava proprio che Arthur non avesse voglia di lasciare il Barcellona. “Si è fatto più rumore di quanto avrei voluto – ricorda il brasiliano – Una volta saputo che stavo per andarmene, volevo fare le cose per bene. Il Barcellona mi aveva dato tanto. È stato il club che mi ha aperto le porte dell’Europa, un sogno che avevo sin da bambino. Un club con una grande storia e una grande storia di calciatori brasiliani. Si sono comportati male? È difficile dirlo. Ho la mia versione, la mia storia e avrei voluto che qualcosa fosse diverso. Ora sono venuto in un grande club per incontrare persone serie nella direzione che mi portano molte cose”.

Capitolo chiuso, insomma, perché ora Arthur fa parte della grande famiglia bianconera e le cose procedono per il meglio. “Mi trovo molto bene, mi hanno accolto molto bene e sono contento. Quando sono arrivato al Barça mi è successa la stessa cosa, ho conosciuto giocatori con cui avevo giocato solo alla PlayStation e ora li avevo davanti: Cristiano, Buffon, Bonucci o Chiellini, sono tutti leggende. Sceglierne uno è difficile. Sono stato fortunato: ci sono Danilo e Alex Sandro, due brasiliani della Nazionale che già conoscevo; Dybala che parla spagnolo, così come Bentancur e Morata; con Cristiano parlo portoghese. E poi ci sono i veterani che rappresentano la mentalità italiana. Tutti molto seri e lavorano alla morte”, ribadisce.

Ronaldo leader indiscusso

Ovviamente, una menzione particolare la merita il più grande di tutti, Cristiano Ronaldo. “Mi ha sorpreso il modo in cui lavora. Lo sapevo già perché la gente ne parla, il mondo del calcio è piccolo e te lo raccontano. Ti dicono cosa fa, ma quando lo vivi è impressionante. Ci sono giorni in cui arriviamo alle due del mattino perché abbiamo giocato tardi e lui pensa all’allenamento. Chi lo fa? Cristiano. Scherzo e gli dico che è malato, ma cosa dirai a qualcuno che ha così tanti Palloni d’Oro. Cristiano è un grande, da quando sono arrivato mi ha aiutato molto perché parliamo la stessa lingue. Anche nel cibo mi dice anche cosa mangiare. Si prende cura degli altri – conclude Arthur – cerca sempre di aiutare e contribuire con qualcosa”.