Moggi: “Ecco come si possono evitare casi analoghi ad Amauri…”

Continua a tenere banco il caso Amauri, l’italo-brasiliano della Juventus che ha rifiutato qualsiasi destinazione nelle ultime ore di mercato e ora si appresta a vivere una stagione da separato in casa. Il club bianconero, per bocca dell’Ad Marotta, si è detto ‘ingabbiato’ dalla decisione dell’ex palermitano. Eppure, c’è chi come Luciano Moggi, ex DG proprio della Juventus, una soluzione a questi casi spinosi l’avrebbe già trovata: ce la propone oggi in un articolo pubblicato sul quotidiano Libero.\r\n

Siamo tutti contenti che si torni a giocare in campionato, ma era difficile che ciò non accadesse. L’Associazione calciatori ha mostrato i muscoli, lo stesso ha fatto la Lega. E come succede in tempodi elezioni, le dichiarazioni successive danno gloria a tutti. Beretta dice che i presidenti non hanno mai avuto tanti punti a loro favore nel contratto, Tommasi si lascia trascinare dalle congratulazioni, salvo poi ripensarci e dire che siamo al punto di partenza. La spiegazione è semplice, resta irrisolto il nodo dell’articolo 7 sugli allenamenti differenziati. Il tempo per l’accordo da trovare è stato limitato a 30 giorni, oltre i quali dovrebbe trovare spazio il lodo Abete, cioè l’interpretazione della norma da parte del presidente federale, che tiene ad avvertire che mai più ci si dovrà trovare in situazioni simili. Come se queste situazioni non fossero derivate anche dai suoi tentennamenti. Noi sul punto ci siamo fatti una nostra idea che potrebbe tagliare la testa a tante incertezze. Con una premessa d’obbligo: il calcio è impastoiato dalla legge “91” dell’ 81, un monumento per l’epoca, onusto di gloria ma anche di vecchiaia, quelle norme che hanno cancellato la considerazione zero che avevano i calciatori sottoposti a un vincolo medievale, introducendo una figura atipica di lavoratore subordinato che si stenta a tenere nel nostro diritto del lavoro e che ha aperto la strada a un ribaltamento clamoroso dei ruoli: in sostanza i calciatori sopra e i club sotto, il resto l’ha prodotto la sentenza Bosman. È ora sin troppo evidente come i contratti pluriennali ed onerosi, lungi dal proteggere realmente i club, abbiano finito per incravattarli pericolosamente. Tutto bene quando l’interesse del club a tenere il giocatore coincide con gli anni del contratto, tutto distorto quando questo interesse viene meno, avendo deciso il club che il calciatore non rientra più nei suoi piani. Ed ecco allora i prestiti quasi forzati ad altri club, con l’ingaggio pagato dalla società di provenienza. Il caso classico di questi giorni è quello di Amauri, ceduto la stagione scorsa al Parma, che di suo ci ha messo 700 mila euro di ingaggio, lasciando alla Juve il “residuo” salatissimo di 3,1 milioni di euro. Amauri, peraltro ottimo giocatore, ha rifiutato finora ogni destinazione e resta sul groppone del club. Andate a fare un po’ di conti tra tutti i club, soprattutto quelli maggiori, e scoprirete che si tratta di situazioni ripetute, che mettono in difficoltà qualsiasi bilancio. A questo punto occorre un’inversione decisa di tendenza da parte di tutti, ma ci vorrebbe anche una norma ad hoc nelle carte federali che lo prevedesse, senza nulla lasciare alla discrezione dei club. Contratti annuali per tutti, con un’opzione solo per il secondo anno. Un modo per frenare l’emorragia di danaro passivo che sta strangolando troppe società. C’è da chiedersi a chi dovrebbe toccare l’opzione, noi diciamo alle società, ma siccome qui potrebbe innestarsi un altro contrasto infinito, potrebbe essere esercitato da entrambi, rispettando chi per primo decide di avvalersene. Potrebbe tra l’altro essere questo un deterrente sui prezzi di mercato, tenendo conto che la voce “giocatore”da tempo non costituisce più capitale per le società ma contano le prestazioni sportive e la loro durata e, se viene appunto ridotta la durata delle prestazioni, il prezzo di mercato dovrebbe necessariamente calare. Aic, Lega e Figc ci facciano sapere…