Agnelli: “Ho rivisto Allegri, Guardiola? Un’eresia non farci un pensierino”

Andrea Agnelli ammette che Sarri sia stato preso soprattutto per i risultati, poi ammette di essere intrigato dall’ipotesi Guardiola

Andrea Agnelli, numero uno della Juventus, è stato ospite questo pomeriggio della trasmissione “Tutti convocati” su Radio 24. Inevitabile che la prima domanda fosse sulle ripercussioni del coronavirus sul calcio italiano e la possibilità che Juve-Inter si giochi domenica a porte chiuse: “Deve prevalere l’interesse della salute pubblica – esordisce il presidente bianconero – . Organizzare una partita come Juventus-Inter in uno stadio diverso da quello ipotizzato è estremamente complicato. In questa ottica, ne risente la distribuzione del prodotto e il campionato italiano, ma noi addetti ai lavori dobbiamo avere in mente la priorità, che è la salute pubblica. L’ordinanza in Piemonte vige fino a sabato – prosegue – in questo momento Juve-Inter si svolge regolarmente all’Allianz Stadium e con il pubblico. Quello che ribadisco è la tutela della salute pubblica. Se venisse imposto di giocare a porte chiuse sappiamo che si tratterà di scelta giusta”.

Facendo un bilancio della prima Juve di Maurizio Sarri, Agnelli dà un voto “ottimo” ad allenatore e calciatori: “Con l’andata degli ottavi di Champions contro il Lione, è il momento in cui si entra nel vivo per chi compete per vincere. Il primo quadrimestre? Voto ottimo, siamo primi in campionato, agli ottavi di Champions e in semifinale di Coppa Italia. Abbiamo avuto una piccola sbavatura in Supercoppa italiana – ammette – La mia abitudine è valutare la stagione, non posso constatare i vari passaggi. Pensando di voler vincere a febbraio è sciocco. Gli scudetti si vincono a maggio. Arrivare a questo punto in testa alla classifica è una buona base di partenza”.

Agnelli: “Ho visto Allegri, amicizia e stima intatte”

Soffermandosi sulla questione allenatore, sono in tanti a non essere contenti del lavoro di Sarri e ad invocare un clamoroso ritorno di Massimiliano Allegri. Il tecnico livornese, ancora sotto contratto con la Juventus, è un grande amico di Agnelli, ma non ci sono ritorni in di questo tipo in cantiere. “Con Allegri ci siamo visti la settimana scorsa per un caffè – ammette – amicizia e stima sono rimaste intatte. Sono persone con cui si lavora e si condividono anni interi. Che rimanga amicizia è normale. Le valutazioni hanno portato a un cambio di guida tecnica e abbiamo individuato un tecnico con le caratteristiche di Sarri. Lui ad agosto ha detto di voler avere un impatto fino a 70 metri, poi sono gli interpreti a dover fare la differenza”.

“Un’eresia non pensare a Guardiola”

Si dice che in estate ci sia stata la possibilità di un ritorno di Conte, mentre i tifosi bianconeri continuano a sognare Guardiola. E a quanto pare anche Agnelli: “Conte? È una bandiera juventina, ha vinto con noi, Conte è la Juventus e con lui c’è un rapporto cordiale. Ha reputato la sfida dell’Inter più ambiziosa – prosegue – e avere questo testa a testa mi affascina. Quello che interessa allo sponsor sono i risultati, avanzare nelle competizioni, la visibilità. Nella scelta di Sarri c’è la voglia di arrivare al risultato finale. Guardiola? Non pensarci sarebbe un’eresia – conferma Agnelli – ma lui è felice dove è e difficilmente uno felice lascia il luogo dove sta. Noi siamo felici con Sarri con cui ci siamo dati un’impostazione a due-tre anni. Siamo in corsa per il nono scudetto, ma la statistica a un certo punto dice che non sarà sempre così”.

Poi, una battuta sulla lotta scudetto, che mai come quest’anno è incerta: Lazio e Inter non mollano la Juventus, che dovrà sudare fino all’ultima giornata se vorrà davvero il 9° scudetto consecutivo. “Lazio? Dobbiamo temere la sua spensieratezza, loro non hanno l’obbligo di vincere e se riescono ad arrivare così ad aprile sono dei candidati – sottolinea il presidente bianconero – Ma lo stesso vantaggio può portarli ad essere soddisfatti anche solo dell’accesso alla Champions. L’Inter non ha la stessa spensieratezza e con Conte si è caricata dell’obbligo di vincere. Inzaghi? Conosco Simone, sta facendo un grande lavoro. Da vedere come reagirà con l’obbligo di vincere”, conclude Andrea Agnelli sull’argomento.

Si parla dell’eventualità che Lionel Messi sbarchi in Serie A come Cristiano Ronaldo: “Se le prime cinque società in Italia, Juve, Inter, Milan, Roma e Napoli, avessero tutte un campione come Ronaldo o Messi, sarebbe un beneficio di spettacolo per il campionato italiano e per il riposizionamento del campionato italiano all’estero. Il problema è l’estero – prosegue – se all’estero provate a guardare una partita di Serie A è una via crucis senza destinazione. Ronaldo è stato il primo giocatore per cui abbiamo fatto una riflessione congiunta, area sportiva e area ricavi. Effettivamente ha spostato il riconoscimento del brand Juventus a livello globale, siamo a un passo dall’essere il quarto club per numero di followers”.

Nessun rimpianto, invece, sul mercato: Haaland è stato uno dei tanti obiettivi, ma la Juventus non può comprarli tutti. “Paratici non è sotto esame – puntualizza subito – ma a differenza di prima ora è sotto i riflettori. Uno deve valutare il percorso di un dirigente come Fabio, abbiamo iniziato un ciclo nell’ottobre del 2018 che finirà nel 2021. Lukaku? Ci accostano quasi tutti i migliori giocatori al mondo, per fortuna. Poi ne scegliamo 25 per la stagione. Se guardo alla speculazione dovremmo acquistarne sessanta. Haaland? Anche per lui stesso discorso, ma non possiamo acquistarli tutti, una squadra si costruisce con logica”.

“Commisso ha fatto capire a Sarri la juventinità”

Non poteva mancare la domanda sulle polemiche arbitrali, che si è accesa soprattutto dopo Juventus-Fiorentina per le parole di Commisso. “Var? Mi piace, ero favorevole e lo sarò sempre. Per me è importante ridurre il margine di errore di un servizio del calcio, come è l’arbitro. Commisso? Le sue parole mi hanno fatto piacere, così Sarri ha capito cosa significa essere della Juventus. Il derby con il Torino? È una partita difficile perché se la vinciamo è normale e se la perdiamo ne parlano per sei mesi. Come sarà la Juve fra 5 anni? Il piano dell’aumento di capitale presentato è la strada da seguire, sapevamo che quest’anno sarebbe stato di trasformazione. Quel piano lì – chiosa – serve per mantenerci ad alto livello. So che ho uno staff fuori e dentro il campo che può portare avanti il piano della Juve nei prossimi anni”.