Editoriali

Verona – Juventus, l’analisi tattica: Jurić contro Sarri

Per i bianconeri una trasferta insidiosa al Bentegodi

Trentuno punti in ventidue giornate di campionato che valgono il momentaneo nono posto. Questi i sorprendenti numeri di un Verona che sabato 8, alle 20:45, affronterà la Juventus davanti al suo pubblico. Niente male per una neopromossa, capace anche di stoppare una Lazio che sta volando ad ali spiegate. Infatti i gialloblu hanno imbrigliato i biancocelesti sullo 0-0, all’Olimpico di Roma, nel match di recupero infrasettimanale. La Juve, invece, arriverà in Veneto dopo aver battuto 3-0 la Fiorentina di Beppe Iachini. Vecchia Signora non certo straripante quella di scena all’Allianz Stadium contro la Viola. Senza dubbio cinica ed efficace, ma a fasi alterne dal punto di vista del gioco che, per onestà intellettuale, ha mostrato molte più ombre che luci. Però, al netto di tutto, era di importanza capitale conquistare i tre punti per tenere l’Inter a distanza.

Tornando alla più stretta attualità, il Verona dovrebbe far a meno del solo Salcedo, con Jurić intenzionato a schierare un 3-4-2-1 composto da: Silvestri; Rrahmani, Kumbulla, Günter (Dawidowicz); Faraoni, Amrabat, Veloso, Lazović; Zaccagni (Borini), Pessina; Verre (Di Carmine). Madama giungerà a Verona senza Bernardeschi, Danilo, Khedira, Chiellini e Demiral. 4-3-3 il modulo probabile che potrebbe adottare Maurizio Sarri, sistema che dovrebbe prevedere: Szczęsny; Cuadrado, de Ligt, Bonucci, Alex Sandro; Bentancur, Pjanić, Rabiot (Matuidi); Douglas Costa, Higuaín, Ronaldo. Ma attenzione a un eventuale 4-3-1-2 con Ramsey, dal primo minuto, dietro al Pipita (in ballottaggio con Dybala) e a Cristiano Ronaldo.

Verona – Juventus: il copione tattico

Gli scaligeri si prefiggono sempre l’obiettivo di avviare la costruzione dal basso, appoggiandosi sui tre centrali difensivi che successivamente smistano sugli esterni di centrocampo, posizionati piuttosto larghi per sfruttare al massimo l’ampiezza. L’alternativa è la ricerca del playmaker che, impostando l’azione per vie centrali, prova a innescare la punta oppure ad allargare il gioco. In fase di non possesso, invece, l’atteggiamento è a dir poco aggressivo, questo mediante un tambureggiante pressing ultraoffensivo volto a soffocare subito la manovra dell’avversario. Nelle transizioni positive l’imperativo è quello di giocare il pallone sui laterali oppure quello di ricercare immediatamente la profondità. In quelle negative si ha la tendenza della feroce riaggressione sul possessore di palla, caratteristica che spesso costa cartellini gialli agli uomini di Jurić.

La Juve dovrà cercare innanzitutto di eludere il pressing asfissiante dei veronesi attraverso una circolazione di palla che preveda massimo due tocchi. Inoltre, per far male alla retroguardia scaligera, si potrebbe tentare anche la via della verticalizzazione immediata o del lancio lungo per provare a sorprendere una linea difensiva che spesso, per atteggiamento, concede 40 metri di campo alle spalle. Dunque, sarebbe del tutto inutile palleggiare in modo estenuante senza costrutto, proprio perché le caratteristiche tattiche dell’Hellas favoriscono la verticalità. In fase di non possesso sarà fondamentale per i bianconeri effettuare la giusta pressione sui tre difensori del Verona, in modo tale da impedire loro l’uscita pulita dal basso, oltre ad accorciare con prontezza sul regista, ma anche la corretta copertura delle fasce sarà importantissima, poiché si tratta di una zona del manto erboso parecchio frequentata dall’undici del tecnico croato.

I ragazzi di Sarri dovranno andare a Verona solo ed esclusivamente per vincere. Ma per farlo il livello di attenzione dovrà essere altissimo, perché Verona – Juventus, soprattutto in questo preciso momento della stagione, rappresenta il classico match dalle mille insidie, visto e considerato che i veneti stanno dimostrando con una certa costanza di essere l’autentica rivelazione di questa Serie A, una squadra in grado di creare non poche difficoltà anche alle grandi del nostro campionato.

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Pubblicato da
Stefano Dentice