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Verona-Juve: Arthur come col Benevento, Allegri cosa succede?

Il “giudizio di dio” dopo la seconda sconfitta consecutiva

Verona-Juve: il buono (poco) e il meno buono (tanto) visto nel 2-1 del Bentegodi.

SZCZESNY 6 – Né l’uomo in bombetta, di Magritte e neppure Golconda di Dylan Dog, incolpevole sui gol, legge e riflette sulla critica della parata pura; ma più che altro osserva gli altri

DANILO 5 – Quoque tu Danilo? Mentre si prende il secondo gol è intento a scrivere una frase di una canzone di Michele Zarrillo sul proprio diario.

BONUCCI 4.5 – Sembra il cospleyer del birillo che viene colpito da “Dude Lebowski”, nel film il grande Lebowski. Grandi sgabelli e grande litigate, sulla fascia di capitano, e poi gioca sempre.

CHIELLINI 5 – Robert J Sawyer è uno scrittore di fantascienza canadese diventato famoso grazie alla saga dei Quintaglio. Una storia di Dinosauri senzienti che a parte qualche piccola differenza pensano e ragionano come gli umani. Se la sua grinta da dinosauro deve servire a festeggiare modesti interventi, quando si è sotto 2-0, allora la sua grinta è sprecata.

ALEX SANDRO 5 – Negli anni sessanta, prima dei telefilm, le storie di Batman (e Robin) erano quantomeno strambe e ipercolorate. Il cavaliere, poco oscuro, era impegnato a combattere pirati, pterodattili e altre creature immaginarie. Sono gli anni in cui veniva inventata anche la bat-carta igienica e il bat spazzolone. Eppure sulla fine del primo tempo ci prova.

MCKENNIE 6 – Due gol inutili in due partite di seguito. Sembra l’amico di Stallone che muore nei primi cinque minuti di film, per scatenare la rabbia dell’eroe.

RABIOT 4 – Vi ricordate l’annuncio: vendo Fiat Duna telefonare ore pasti; rivolgersi Maurizio. A Maurì, magna tranquillo! Siamo allo stesso livello.

CUADRADO 5.5 – I racconti apocrifi di Sherlock Holmes sono centinaia di migliaia (forse anche di più). Pessimi sono quelli della signora Hudson, la sua governante, che alle volte mette nel sacco anche il celebre investigatore. Juan pare che ogni giorno metta nel sacco il suo allenatore.

LOCATELLI 5.5 – Ha bisogno di rifiatare e si sente.

ARTHUR 4 – Riparte da dove ci aveva lasciato: Juventus-Benevento dello scorso anno. Stesso passaggio. Entra in formato seconda e terza puntata di qualsiasi serie Netflix, dove non accade nulla, ma lo spettatore è costretto a ingegnarsi con messaggi da mandare agli amici, storie su Instagram e video su Tiktok, per mantenere alta la concentrazione. Lui nemmeno quello.

BERNARDESCHI 5 – Leggendo gli ultimi albi di Dylan Dog, ci si aspetta sempre il guizzo, il colpo al cerchio, alla botte e alla moglie ubriaca. Invece grazie al curatore, ormai in sella da una decina d’anni, sembra di vedere una sbiadita copia dell’orribile Demon Hunter che era un epigono scalcinato del detective inglese. Allegri si aspettava da lui il cambio di marcia; ma invece che al campo di allenamenti, dove va l’allenatore tutti i giorni?

KULUSEVSKI 6 – Il vecchio di maestro di Dragon Ball, ogni volta che gli passano la palla soffre di epistassi.

DYBALA 6.5 – Una traversa, qualche tiro. Sembra “Old Henry”, dell’omonimo film western, l’unico che ci prova e che tira fuori una interpretazione da oscar, mentre intorno a lui ci sono attori cani, e scenografia e plot poco originali.

MORATA 5 – Si sbatte, ma è il momento dell’anno in cui anche se recitasse con Sofia Loren, Claudia Cardinale e Vittorio Gassman, sempre Nino d’Angelo di “Pop corn e patatine” rimarrebbe.

ALLEGRI 4 – Il suo ritorno sulla panchina della Juve è una farsa come il fantasma di Canterville. Non basta fare lo splendido in conferenza stampa se, a quattro mesi dall’incarico, non hai ancora capito qual è il materiale umano che hai a disposizione e come metterlo in campo. La cosa peggiore è che si incaponisce su formazioni sbagliate e cavalli andati a male. Quando Pirlo vinceva lo scorso anno, si diceva che Allegri gli aveva scritto la formazione; adesso succede il contrario?

TENET IN THE DARK – (Riavvolgiamo il tempo e cambiamo il passato, consapevoli di ciò che è accaduto nel futuro)

Arrivabene è venuto a Torino a fare le vacanze. Poteva tranquillamente rimanere a Maranello a montare e smontare ruote ai pitstop.

La riconoscenza è una cosa, martellarsi i maroni è un’altra. Cosa faccia ancora in sella è un mistero che nemmeno Sherlock Holmes e tutta la pletora di detective da romanzo giallo potranno mai svelare.

Indicare la via che deve seguire per riprendere a vincere.

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Pubblicato da
Alberto Zamboni