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Serie A: alcuni club possono ripartire, altri no. Preparazione falsata?

Ci sono regioni che hanno riaperto i centri sportivi dei club: la Lazio può allenarsi a Formello, la Continassa resta chiusa

È curioso come prima della pandemia in tanti chiedevano lo stop della Serie A con l’hashtag social “#fermatequestapagliacciata”, mentre oggi sono quasi tutti concordi nel dire che si debba riprendere a tutti i costi. Anche a quello di favorire una squadra piuttosto che un’altra. Il protocollo prevede che in caso di contagi, la squadra continui a giocare senza i giocatori positivi, magari schierando i ragazzini della Primavera, come probabilmente dovrà fare il Colonia in Bundesliga. Una competizione già falsata in partenza, insomma, ma se l’obiettivo è quello di far ripartire l’industria calcio, vale tutto.

Le regioni che riaprono i centri sportivi di Serie A

Vale anche far allenare alcuni club prima di altri, perché alcune regioni come Sardegna, Lazio, Emilia Romagna e Campania hanno già dato il via libera alla riapertura dei centri sportivi delle squadra professionistiche. Ovviamente, saranno possibili solo gli allenamenti individuali e senza la presenza dello staff del club (chi vigilerà laddove non ci sono telecamere?), ma già respirare l’aria del centro sportivo sarà importante. Hanno accolto la notizia come una manna soprattutto Roma e Lazio, società sicura di vincere questo scudetto, qualora si tornasse in campo.

Aperto Formello per la Lazio, chiuso il JTC per la Juventus

Nelle prossime ore anche Lombardia e Toscano dovrebbero riaprire i centri sportivi, per evitare per prima cosa che i calciatori vadano dal 4 maggio ad intasare i parchi cittadini. Purtroppo il Piemonte non può al momento permettersi la riapertura e di conseguenza i calciatori di Juventus e Torino saranno da questo punto di vista “discriminati”. Non sembra curarsene Andrea Agnelli, che pur avendo ammesso di voler portare a termine il campionato a tutti i costi, non ha ancora richiamato nessuno degli stranieri attualmente all’estero.

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Pubblicato da
Alberto Zamboni