Editoriali

Sarri o Mourinho? Vanno bene entrambi, ma occhio al terzo incomodo

Non c’è fretta! La Juve se la prende comoda e intanto riflette sul nome del successore di Allegri… Così, mentre tifosi, giornalisti e addetti ai lavori azzardano candidati più o meno probabili, come in preda ad un’autentica psicosi, Nedved e Paratici sfogliano la margherita, placidi e sornioni. La rosa dei nomi è ampia e comprende, tra gli altri, quelli di Sarri e Mourinho, entrambi noti per la loro dichiarata antijuventinità. Tanto l’attuale tecnico del Chelsea, quanto lo Special One rappresenterebbero, ognuno per ragioni diverse, una soluzione ottimale per la panchina bianconera.

Sarri: perché sì…

L’esonero di Allegri si spiega con la volontà da parte del club di cambiare approccio rispetto al recente passato, puntando più sul gioco che sulla solidità, dunque il profilo dell’ex allenatore del Napoli risulterebbe ideale a tal fine. Sarri è uno che fa giocare bene le sue squadre: propone un calcio offensivo e corale, figlio di un’organizzazione maniacale, in cui niente è affidato al caso. Lo scudetto sfiorato un anno fa con una rosa nettamente inferiore a quella a disposizione di Allegri e la finale di Europa League raggiunta col Chelsea dimostrano che al risultato si può arrivare anche attraverso il bel gioco.

Mourinho: perché sì…

Lo Special One non ha perso occasione per irritare il popolo bianconero, rimarcando a più riprese il suo amore per l’Inter, attaccando direttamente e indirettamente la Juventus anche a distanza di anni dalla fine della sua avventura sulla panchina della Beneamata. Difficile immaginarlo al timone della Vecchia Signora, ma le voci sempre più insistenti di un approdo di Antonio Conte all’Inter dovrebbero suggerire agli scettici che nel calcio tutto è possibile, a cominciare dall’impossibile. Ricordate Fabio Capello? Aveva giurato che mai avrebbe allenato la Juventus e invece poi… Sappiamo tutti com’è finita! Certo, Mourinho non rappresenterebbe una scelta coerente con la volontà da parte della società di virare sul bel gioco, ma il suo palmares parla per lui e racconta di due Champions in bacheca con due squadre diverse e se è vero che non c’è due senza tre…

Il terzo incomodo…

E poi c’è Pep, il sogno neppure troppo nascosto del Presidente Agnelli, l’uomo che ha strappato il calcio al passato per consegnarlo al futuro! L’inventore di quel Tiki Taka di cui tutti nell’ultimo decennio ci siamo riempiti la bocca e che tutti, Allegri a parte, hanno provato a imitare senza mai riuscirci. Uno che ha vinto in Spagna, Germania e Inghilterra e che adesso potrebbe aver voglia di vincere anche in Italia… Se ogni allenatore, si dice, incide per non più del 30%, Guardiola è il solo capace di innalzare questa percentuale almeno sino al 70, l’unico in grado di trasformare una banda di eccellenti musicisti in un’orchestra sinfonica degna della Scala! Ha già detto e ripetuto che resterà dov’è, ma le parole, si sa, se le porta via il vento e proprio in queste ore i fatti, invece, raccontano un’altra storia… Cosa ci fa Pep a Milano, nello stesso posto in cui è stato avvistato Paratici? Forse una semplice coincidenza. Magari anche no…

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Pubblicato da
Gabriele Cantella