La Rosa del 1996-97: una rivoluzione e una scommessa per Marcello Lippi

La Juventus della stagione 1996-1997 è stata una delle più spettacolari, soprattutto a livello europeo: Lippi e il suo 4-3-1-2

Tutti coloro che amano le scommesse sportive e dei portali sicuri e affidabili, che si possono trovare su casinoonlineaams.com, e che hanno una passione a tinte bianconere in ambito calcistico, ricorderanno senz’altro con grande commozione e piacere una delle migliori squadre mai viste nel corso degli ultimi decenni.

Stiamo facendo riferimento alla Juventus del 1996-97, una delle compagini che ha sciorinato un calcio spettacolare non solamente entro i confini italiani, ma in modo particolare in ambito europeo, dove ha veramente impressionato e sorpreso un po’ tutti quanti, Ajax compreso.

Una rosa rivoluzionata dopo la vittoria della Champions League

Correva la stagione estiva del 1996 e la Vecchia Signora aveva da poche settimane portato a casa la sua Coppa dei Campioni numero due. Eppure, nonostante quel grande successo, la dirigenza bianconera prende una decisione decisamente importante, ovvero quello di attuare una vera e propria rivoluzione della rosa a disposizione di coach Marcello Lippi.

Infatti, saranno addirittura quattro i titolari della compagine che si è portata casa la Champions League, battendo l’Ajax in finale a Roma ai rigori, con quello decisivo siglato da Vladimir Jugovic, a cambiare casacca. Si tratta di Pietro Vierchowood, che si è trasferito al Milan, mentre Paulo Sousa va al Borussia Dortmund, senza dimenticare come il duo di attaccanti Ravanelli-Vialli finisce in Premier League, il primo per vestire la maglia del Middlesbrough, e il secondo al Chelsea.

Gli acquisti della dirigenza

Moggi, quindi, dovendo salutare non uno, ma ben due attaccanti, peraltro così forti e decisivi, ha deciso di rinnovare completamente il parco attaccanti. Per questo motivo, ha scelto di puntare su Alen Boksic, solido attaccante croato in arrivo dalla Lazio, e sui giovanissimi Christian Vieri, preso dall’Atalanta, e Nicola Amoroso, prelevato invece dal Padova, come era stato fatto qualche anno prima con Alex Del Piero.

Tanti cambi anche in difesa, visto che sempre dall’Atalanta la Juve decise di portare a termine il centrale Paolo Montero, diventato al giorno d’oggi allenatore, mentre a centrocampo il grande colpaccio, visto che Moggi riuscì ad acquistare Zinedine Zidane, un talento che stava splendendo in Ligue 1 con la maglia del Bordeaux.

Ebbene, Zidane aveva brillato agli Europei estivi in Inghilterra e, complici anche le parole di incoraggiamento di Platini, tutti avevano visto in Zidane un vero e proprio campione, che aspettava solo il momento giusto per spiccare il volo.

La posizione di Zidane

Il rinnovamento di una rosa, sopratutto se così radicale, si può considerare a tutti gli effetti una vera e propria scommessa. La dirigenza, quindi, ha voluto puntare e pescare a piene mani dai giovani, in modo tale che ci fossero ancora stimoli e voglia di vincere e lottare. Il problema è che l’inserimento e ambientamento di Zidane non sono stati così immediati come ci si attendeva.

Nel corso delle prime gare, Lippi sceglie di lanciare Zidane nel trio di centrocampo, in mezzo tra Conte e Deschamps. Il francese, però, visto che non è un organizzatore di gioco a tutti gli effetti, palesa una notevole sofferenza, sopratutto per via del fatto che si trova troppo distante dall’area avversaria e con eccessivi compiti difensivi.

Proprio per tale ragione, Lippi decide di cambiare modulo, puntando sul 4-4-2 e provando Zidane sulla fascia sinistra. Si trattava di un sistema parecchio in uso in quegli anni, sopratutto quando si trattava di trovare una collocazione per i trequartisti.

Alla fine, l’intuizione di Lippi arriva con un altro modulo, il 4-3-1-2, che porta Zidane a svariare esattamente alle spalle delle due punte centrali, che sono rappresentate da Boksic e Padovano. La trequarti è l’habitat naturale di Zidane e da quel momento tutto il mondo lo avrebbe capito.