Ricorsi, ricorro, ricorrerò / CORTE DEI CONTI

(Di Giacomo Scutiero) Il Consiglio Federale è nel girone degli ignavi, la Juventus è puramente iraconda.\r\nAgnelli & C. attaccano battaglia. Una parte del conto è l’esposto alla Procura Regionale del Lazio presso la Corte dei Conti: questa valuta sul piano erariale gli atti della Federcalcio. Legittimi o no?\r\nNella conferenza del 10 agosto il professor Landi spiega che “essendo la FIGC inquadrata in un sistema governativo che è il CONI, che è un ente pubblico, che è\r\nsoggetto al controllo erariale della Corte dei Conti, è da ritenere che la stessa Corte dei Conti abbia il compito di ponderare la legittimità sul piano erariale contabile degli atti possi in essere dalla Federazione stessa”. Aristotele insegna.\r\nInoltre, la responsabilità erariale non fa capo alla FIGC in astratto. I singoli soggetti (Guido Rossi, Giancarlo Abete e i consiglieri federali) sono avvisati. Mezzo salvati? Anche no.\r\nL’argomentazione per l’esposto è il cartone vecchio cinque anni: il provvedimento di assegnazione esiste e la revoca è possibile. Il Consiglio Federale si dichiara incompetente; avrebbe dovuto agire in autotutela, preservare la Federazione mettendo la x dove non fu messa.\r\nAutotutela, appunto. Briamonte educava Palombo sulla stravolta ripartizione dei diritti televisivi: l’assegnazione dello scudetto non è richiesta, basta invalidare il campionato confermando la classifica. Nell’esposto la Juventus chiederà quanto è grave l’omissione della Federazione. Decidere di non decidere. Questa è la responsabilità di fronte all’erario: se i danni sono causati da colpa grave, i responsabili risarciscono di tasca propria l’amministrazione pubblica.\r\nIl presidente Abete guarda “avanti, piuttosto che con lo specchietto retrovisore”. Promette di rinunciare alla prescrizione, semmai esca materiale contro la sua persona. “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”, il Vangelo non è roba per federali.\r\nChi non muore si rivede. Calciopoli e la Corte dei Conti si incontrano di nuovo dopo un lustro. La Procura Regionale del Lazio depositò un atto di citazione, con richiesta di risarcimento danni all’erario pari a 120 milioni. Il riferimento era il teorema accusatorio dei PM del processo napoletano: giudicare se arbitri, designatori e dirigenti possono essere assimilati a pubblici ufficiali, e rispondere dei danni causati alle istituzioni.\r\nIl collaboratore Galdi scriveva sulla Gazzetta: “La Corte dei Conti si sta muovendo in totale autonomia. Il vice Procuratore Generale chiarisce che il procedimento amministrativo si muove «al di là di quelle che saranno le conclusione del procedimento penale» per motivi diversi e per un danno diverso. Una celerità di operato davvero encomiabile”.\r\nI media si dileguarono, la Corte sentì le parti e valutò le prove. Poi la sentenza sospensiva: fino a che non vi è una pronuncia del tribunale di Napoli, la Corte non si esprime in merito alla richiesta danni per l’erario. E la “totale autonomia” di Galdi?\r\nNelle motivazioni della sentenza si leggeva che gli “indizi emergenti dalle indagini investigative svolte dalla polizia giudiziaria […] non siano da soli sufficienti a dimostrare la condotta illecita degli stessi sui campi di gioco”. In soldoni la Corte dei Conti smonta l’accusa e respinge la richiesta di risarcimento.\r\nLungi dall’ilarità che potrebbe manifestare il prossimo scenario. Premessa la non revoca del 18 luglio, l’assoluzione degli imputati a Napoli porterebbe la Corte dei Conti a ritenere inesistenti gli illeciti. E zero i danni subiti da FIGC e CONI. Da percettore a insolvente.

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Pubblicato da
Alberto Zamboni