Parla papà Matri: “Da piccolo era troppo magro e non poteva giocare”

Poco più di 2500 abitanti, in bilico tra collina e pianura. Le strade quasi deserte, il silenzio della campagna, i trattori che se ne vanno in giro per le strade come fossero biciclette. A Graffignana, provincia di Lodi, 40 chilometri a sud di Milano, Ale non è l’unico campione. Graffignana è anche la patria del Gallo, alias Danilo Gallinari, stella dell’Nba cresciuto in cascina poco oltre il paese. Eroi di un mondo semplice e genuino, dove tutti si conoscono e le foto dei campioni sono esposte con orgoglio in bar e trattorie. Matri è cresciuto qui, tra i calci al pallone e le corse (vinte) in bicicletta. A scuola? Ragazzo timido, educato. Di quelli che per gli amici ci sono sempre. Elementari e medie passano qui. Sezione A per le elementari alla Galilei, palazzina gialla e cortile a disposizione per i duetti con il pallone. Alle medie all’Ada Negri, sezione unica, poco meno di 25 compagni, che ancora cercano di incontrarsi una volta l’anno per una cena. E ogni anno è la stessa storia: «organizziamo quando c’è Ale». Lui qui ci torna spesso. Frequenta gli amici di sempre, i bar del paese, il Preludio, le Spadazze. Non ha lasciato indietro nessuno e di una cosa sono convinti tutti: «il carattere è quello del graffignanino doc».\r\n\r\nPapà Luigi, mamma Pinuccia e il fratello Alberto sono orgogliosi di come la sua determinazione l’abbia portato fino alla Nazionale: “È sempre convinto di ciò che fa — dice Luigi, venditore di salumi e formaggi nei mercati ambulanti —. Ricordo che quando giocava nei Giovanissimi del Milan spesso rimaneva fuori perché era troppo magrolino. Mister Frigerio mi diceva: ‘A volte non lo faccio giocare per paura che gli facciano male”. Secondo il papà, la sua forza è stata la gavetta: “A Rimini c’erano Handanovic, Ricchiuti, Jeda e Moscardelli: gente esperta che ora si fa valere in A. L’hanno aiutato a diventare quello che è oggi”.\r\n\r\nLa carriera di Matri parte dalla squadra dell’oratorio, la Virtus Don Bosco, nella quale era il più piccolo della comitiva. Si dice che giocava da terzino, ma Antonio Bergomi, il suo primo mister, ci tiene a precisare: “È successo una sola volta, alla prima partita. Ale era velocissimo ma in attacco giocavano i più grandi, allora pensai: “lo metto a destra a spingere”. Poi dalla seconda partita, causa un’assenza, partì in attacco, e fu subito un’altra musica. Dicevo sempre ai compagni: in difficoltà buttatela avanti che Matri è più veloce di qualunque difensore”. Ma ancora oggi quel giorno da terzino genera sarcasmo: “Lunedì è passato di qui – continua Bergomi – si è fermato al solito bar, e mi fa: pensare che mi facevi giocare in difesa tu…”.\r\n\r\nIl Preludio è il posto del ritrovo con gli amici, quelli che lo chiamano «Puma». Qui è stata fatta la festa il giorno del debutto in A, datato 24 maggio 2003. “Eravamo tutti emozionati – racconta Ivan -. La partita andò male (Piacenza-Milan 4-2, ndr), ma vedere Ale in campo fu una sensazione meravigliosa”. Il soprannome «Puma» l’ha coniato Peppe Passera, amico di una vita, che si diletta con il canto, con nome d’arte Stone: “Gli ho scritto anche una canzone, si intitola “Vai Puma””. La crescita sportiva negli ultimi anni è stata esponenziale, tanto da fargli meritare il «Grappolino d’oro» nel 2009, benemerenza che viene lasciata dal sindaco di Graffignana a chi si mette in luce nello sport e nel sociale. Il sindaco Marco Ravera ammette: “vederlo così in alto è una soddisfazione per Graffignana, ma soprattutto un premio alla persona. La famiglia Matri è storica di qui, i genitori continuano a fare la loro vita come sempre, con umiltà e cordialità, quelle stesse qualità che fanno di Alessandro una persona speciale”. La favola Matri, adesso, continua a Torino.\r\n\r\n(Di Vincenzo D’Angelo per ‘La Gazzetta dello Sport’)