Oliviero Beha: “Siamo in Italia, Calciopoli 2 finirà in burletta”

Il caso Calciopoli, fino a ieri l’altro Moggiopoli e da domani Brogliacciopoli, è una perfetta lente di ingrandimento dei rapporti tra magistratura e informazione, con sullo sfondo ma neanche tanto la politica. Sia quella sportiva che la Politica con la maiuscola.\r\nMa bisogna aver voglia di vedere tutto quello che questa lente ingrandisce. E invece non è così: dopo anni di silenzio sullo scandalo, in cui in solitudine dicevo “semplicemente” che in quest’inchiesta non tornava nulla e non certamente che Tizio era innocente e Caio colpevole, adesso hanno cominciato a suonare trombe e campane.\r\nSi è tifosi delle squadre coinvolte oppure no, specie nella distinzione tra Juventus, Milan e Inter, tifosi degli imputati, tifosi dei non imputati, tifosi dei pm titolari dell’inchiesta, addirittura tifosi della giustizia sportiva che quattro anni fa “avrebbe fatto pulizia”.\r\nPur di camuffare non la verità ma anche soltanto la ricerca della verità, si riesce a mischiare tutto in un minestrone maleodorante, Craxi e Moggi, Tangentopoli e Calciopoli (a condizione di circoscriverla a Moggiopoli), la giustizia ordinaria in atto e quella sportiva già preconfezionata con i suoi tempi brevi, il “presto e bene” dell’allora responsabile ad interim Saverio Borrelli che sta risultando essere inevitabilmente quello che già era, cioè una contraddizione in termini. “Presto e male”, casomai.\r\nMa l’ignoranza delle caratteristiche di un mondo guasto come era ed è quello del pallone, la confusione del codice sportivo con quello penale, il partito preso per cui un pubblico ministero ha comunque ragione e un imputato presunto zozzone comunque torto, genera una confusione dilatata anche nei migliori Cordero d’occasione, i corderini solitamente attrezzati alla bisogna.\r\nLa differenza tra Tangentopoli e Calciopoli (non possiamo più chiamarla solo Moggiopoli, davvero mi spiace…) si riflette nella differenza abissale tra giustizia ordinaria e giustizia sportiva. La prima, che chiunque può discutere come vuole e che ha diviso stampa e opinione pubblica in “giustizialisti” (gli onesti…) e “garantisti” (quelli un po’ meno onesti…), è fatta da magistrati fino a prova contraria indipendenti. Che si muovono sulle notizie di reato.\r\nIl Pool di mani Pulite è stato questo. La giustizia sportiva al di là dei formalismi istituzionali dipende in mille maniere dal potere esecutivo, dalla Federcalcio avviluppata alla Lega Calcio dove contano i club più forti economicamente e politicamente.\r\nNon si muove paglia nei termini di “questa” speciale giustizia del “presto e bene” e del “forza che deve cominciare il campionato” e del “vai che assegniamo lo scudetto di cartone”, che non venga filtrata dal potere.\r\nQuindi il paradosso è che nella giustizia sportiva succede quello che Berlusconi vorrebbe accadesse alla giustizia ordinaria. E i corderini che temono sacrosantamente un esito di questo genere per la separazione di poteri alla base della nostra democrazia, ignorano o fingono di ignorare le caratteristiche già ultraberlusconiane (gallianesche?) del pallone.\r\nCosì assistiamo alla meraviglia delle meraviglie: un giustizialista di calibro di fronte a tutto quello che sta uscendo fuori e che testimonia di un sistema-calcio in cui Moggi spartiva il bottino arbitrale con gli altri, diventa un garantista nuovo di zecca per tutto ciò che risulta extra Moggi.\r\nLa clessidra è rovesciata a tal punto che si commenta la prescrizione dei reati secondo il codice sportivo di ieri e di oggi (vedrete che anche la seconda inchiesta della Federcalcio farà ceneri, lapilli e prescrizioni non foss’altro che per non sfarinare l’intiero pallone) facendo spallucce: tanto è tutta roba prescritta…! Ma come, Andreotti prescritto fino al 1980 e Berlusconi prescritto professionista sono due infamoni, e nel caso del calcio la prescrizione suona come un’assoluzione a divinis? E su, un minimo di decenza anche da parte dei corderini.\r\nAnche perché la difesa di Moggi può fare o tentare di fare quello che vuole per difendersi in Tribunale, credo vagamente (addirittura solo con una laurea in lettere…) che faccia parte dei suoi diritti. Stabilirà il Tribunale la fondatezza dei rilievi mossi dagli imputati. Ma chiunque metta mano alla questione delle indagini di Auricchio e company, dei brogliacci ignorati o sottovalutati, del lavoro di indagine smembrato e selezionato tra la Procura della Federcalcio, i carabinieri e la Procura di Napoli, ha il formidabile sentore di trovarsi appunto di fronte a una sorta di Brogliacciopoli, in cui si è combinato eufemisticamente un enorme pasticcio.\r\nE comunque a quel che appare si è mirato in una sola direzione. Magari colpendo il bersaglio, come è giusto se provato. Ma gli altri?\r\nForse che questo significa la litania “tutti colpevoli, tutti innocenti”, alla Craxi? Ma per carità. La mia posizione resta quella di allora, quando Craxi diceva di voler “vuotare il sacco” girando per le Procure, e da Santoro (nel 1994, una delle due volte in cui sono stato ospite in vent’anni) c’era una sollevazione contro di lui: ma come, Craxi, il Cinghialone, vuole vuotare il sacco? Ci mancherebbe altro… Ingenuamente allora pensavo che più verità si fosse ricercata meglio sarebbe stato per tutti. Lo stesso penso oggi di Moggi e company.\r\nAnche perché cito da un’intervista all’Espresso dei due Pm iniziali di Calciopoli, Beatrice e Narducci, del 12 luglio 2007:\r\nDomanda: “Torino aveva archiviato, ci voleva la procura di Napoli per scoprire lo scandalo?”.\r\nRisposta dello stesso Narducci, oggi in difficoltà in aula: “Un anno fa i commenti erano di questo tipo: l’indagine napoletana ha dato forma di prova a ciò che tutti sapevano. Non era proprio così, non c’era questo grado di consapevolezza. Nemmeno negli organi di informazione, salvo eccezioni. Per anni ho sentito un’espressione riferita ad arbitri e partite: esiste una sudditanza psicologica della classe arbitrale verso alcune squadre più potenti. Nel campionario di sciocchezze che si ripetevano in Italia c’era questa enorme mistificazione.\r\nÈ servita un’indagine giudiziaria penale per individuare fatti che il mondo del calcio difficilmente avrebbe individuato. E anche l’informazione ha molte colpe. I pochi che hanno avuto coraggio, Oliviero Beha tra questi, sono stati estromessi dal circuito. La procura di Torino? Ha fatto le sue valutazioni su un breve periodo di intercettazioni: 40 giorni”…\r\nConclusioni: rischio di “essere estromesso dal circuito” anche oggi che non mi contento di Moggiopoli, né di corderini, né di tifosi, siano essi tifosi della Juve, della giustizia alata o di un pm per partito preso, giustizialisti,garantisti o moggisti. Non è così che faremo molti passi avanti, mistificando i rapporti di forza e i poteri davvero in gioco.\r\nP.S. Come è vero che finirà in burletta (prescritta) la seconda Calciopoli della “giustizia” sportiva, così è vero che in un mondo marcio la rimozione del capataz Moggi è partita dall’interno della Juventus per un regolamento di conti, di cui gli altri capoclan calcistici si sono giovati conoscendo perfettamente, mafiosamente e omertosamente come tutto ciò avvenisse. Ma finora sono stati zitti e solo adesso reagiscono perché toccati, avvalendosi della stampa che abbiamo sotto gli occhi.\r\nE tutti mordono solo la polpetta di Moggi. Non è un po’ riduttivo? Non hanno voglia di altre polpette? Temono a tal punto che siano avvelenate da chiudere occhi e orecchie, dibattendo alla morte se in un’intercettazione il nome di Collina l’ha fatto Bergamo oppure Facchetti? E capirai…\r\n\r\n(Di Oliviero Beha per Dagospia)

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Pubblicato da
Alberto Zamboni