Mughini: “Onore agli alfieri della Signora, unici veri eroi di Calciopoli”

Onore agli internauti del sito Ju29ro.com, il cui recente libro su “Farsopoli” (Che fine ha fatto la Juve?, Cardano Editore, pagine 240, 15 euro), sarà presentato oggi a Roma alla Libreria Bibli. E quando dico onore, intendo l’onore civile e giornalistico di chi ambisce alla verità, non certo l’onore da tifosi faziosi e di parte che non ci stanno a che la loro beneamata prenda cazzotti in faccia. Eppure, non fosse stato per loro, per questi artigiani pazienti e generosi che sono andati a spulciare una a una le carte di Calciopoli, e le intercettazioni e le dichiarazioni dei protagonisti, e le sentenze che nell’estate 2006 avevano messo in ginocchio la Juve e stravolto la storia centenaria del calcio italiano, almeno sino all’altro ieri l’avrebbe avuta vinta il Pensiero Unico di quelli che avevano scoperto quello che i tre quarti di italiani sapevano da sempre, ossia che la Juve vinceva perché rubava. Almeno sino all’altro ieri, quando le. risultanze del processo penale a Napoli hanno cominciato a gridare una verità diversissima da quella di Calciopoli e quando al posto di capo simbolico della Juve è tornato un Agnelli, il Pensiero Unico era spalmato uniformemente su tutti i grandi giornali italiani cartacei dalla “Gazzetta dello Sport” alle pagine sportive del “Corriere della Sera”, dalla “Repubblica” a “L’Espresso” e persino alle pagine sportive della “Stampa”. Ancora pochi mesi fa ricordo di un giornalista di quelli che hanno la “r” moscia pur non avendola, il quale in un’importante emittente radiofonica nazionale si diceva sdegnato che a Luciano Moggi fosse consentito di andare in televisione a difendersi.\r\nNon fosse stato dunque per il blogger Renato La Monica (di cui è appena uscito, sempre dall’editore Cardano, il saporitissimo Calciopoli), uno che in piena Calciopoli aveva fondato il “Magazine Bianconero” prima in versione cartacea e poi in versione online; non fosse stato per il suo collaboratore Salvatore Cozzolino, il quale darà vita al sito Ju29ro.com di cui ho detto all’inizio; non fosse stato per bravissimi giornalisti online fecondati da quell’esperienza quali Stefano Discreti ed Emilio Cambiaghi, il cui Manuale di autodifesa del tifoso juventino è una pietra miliare della ricerca della verità di cui sto parlando; non fosse stato per Massimo Zampini, Giuseppe Pollicelli, per il blog di Christian Rocca, il Pensiero Unico avrebbe sventolata altissima la sua bandiera e il nome del suo eroe, il tenente colonnello Auricchio, un ufficiale dei carabinieri che di calcio non ne sapeva mica tanto e che a stendere il. suo romanzo accusatorio sulla Juve s’era fatto aiutare da un giornalista della “Rosea”. Quell’Auricchio che durante i mesi più roventi di Calciopoli assurse al rango di un Voltaire dei tempi moderni e che alle recenti udienze del processo di Napoli sta facendo delle figure barbine.\r\nChe cosa recitava in estrema sintesi il Pensiero Unico? Che non c’era dubbio alcuno che la Juve gli ultimi suoi scudetti li avesse vinti al telefono, mercé l’uso diabolico e ipnotizzante delle schede telefoniche svizzere distribuite da Moggi ai suoi amici; che non c’era dubbio alcuno che il direttore tecnico della Juve, uno che bastava guardarlo in faccia per capire che tipo era, aveva messo in piedi una vera “organizzazione a delinquere” pur di alterare i risultati sul campo, e questo perché in squadra aveva delle pippe – Ibrahimovic, Del Piero, Trezeguet, Mutu – che la palla dentro non la mettevano per nessuna ragione al mondo; che la buona parte degli arbitri italiani era visitata a notte da discintissime Kate Moss ed Eva Herzigova pagate da Moggi, e figuratevi se dopo questi incontri gli arbitri fischiavano un rigore a danno della Juve; che nella milanese Via Durini aveva la sua sede una società di calcio che per vent’anni aveva speso miliardi a centinaia a comprare un’intera legione straniera di calciatori, e che con tutto ciò racimolava in campionato quinti e ottavi posti, e questo da quanto erano “onesti” i suoi dirigenti, gente che ai designatori arbitrali non telefonava mai e poi mai neppure a chiedere se l’indomani su Milano era prevista pioggia. C’era la parola d’onore di un pubblico ministero di Napoli ad assicurare l’Italia che di quelle telefonate non ce n’era nemmeno una che fosse una.\r\nSono passati gli anni. Il Pensiero Unico è sprofondato nella sua melma e nella sua vergogna. I reati indicibili commessi da Moggi e di cui l’avvocato difensore della Juve di Calciopoli aveva avuto un tale orrore, a leggere e sia pure in fretta e furia le carte processuali, tanto che la Juve scaraventata in serie B e con una qualche penalizzazione gli appariva una pena equa, di quelli non ne è venuto fuori nessuno. I giocatori avversari della Juve di cui il prode Auricchio/Voltaire aveva detto che erano stati squalificati pur di rendere le cose più facili alla squadra i cui titolari si giocarono quasi tutti la finale di Campionato del Mondo del luglio 2006, erano stati invece regolarmente in campo. Giornalisti del rango di Mario Sconcerti hanno scritto finalmente papale papale che la distruzione della Juve aveva stravolto e indebolito il calcio italiano. L’Andrea Agnelli divenuto capo della Juve dice di Antonio Giraudo che è per lui “un padre” e di Moggi che è stato un grandissimo dirigente nella storia della Juve, e questo mentre John Elkann aveva scaricato l’uno e l’altro dopo 24 ore e senza mai chiamarli una volta a che dicessero le loro ragioni. Quanto alle telefonate di dirigenti dell’Inter ai designatori arbitrali, gli avvocati difensori di Moggi ne hanno scovate a centinaia. E quanto all’assegnazione farsa dello scudetto a un’Inter che in quel campionato era arrivata terza, distanziata di 15 punti dalla Juve, adesso tutti fanno a gara a dire “Non sono stato io, io ero contrario, io non c’entro”. E quanto agli errori degli arbitri, errori che ci sono stati e sempre ci saranno e di cui ovviamente si gioveranno le squadre di maggior prestigio e peso politico, c’è stato quel campionato vinto dall’Inter giovandosi di errori sesquipedali tipo il gol di Adriano realizzato con un gran colpo da pallavolo o quell’altro gol con tutti gli attaccanti nerazzurri in fuorigioco. Errori umani, certo che sì. Né più né meno di quelli che favorirono la Juve del 1998, errori che io ho mille volte riconosciuto e sottolineato. E per adesso è tutto. Lo ripeto, onore agli internauti di Ju29ro.com.\r\n\r\n(Di Giampiero Mughini per ‘Libero’)

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Pubblicato da
Alberto Zamboni