Moggi “Moratti come Gastone, c’è sempre qualcuno che lo salva”

Nei giorni scorsi si sono riaccese le polemiche tra Juventus e Inter in merito alla questione dei 30 scudetti. A rinfocolarle, la conferenza stampa di presentazione del difensore brasiliano Lucio, che si è schierato con il presidente Agnelli nella rivendicazione della terza stella. Sincere o meno che fossero, le parole dell’ex interista hanno causato una serie di repliche a catena che oggi l’ex direttore generale della Juventus, Luciano Moggi, commenta così dalle colonne di ‘Libero’:\r\n

La presentazione dell’ex interista Lucio alla Juve ha rispolverato polemiche per altro mai sopite. «Ha ragione il presidente Andrea Agnelli: gli scudetti sono 30», ha dichiarato il brasiliano e se lo dice lui, che conosce bene l’ambiente interista, bisogna credergli (noi comunque eravamo convinti da tanto). Non l’avesse mai detto, povero Lucio, si è subito scatenata la banda interista. Sentite Beppe Severgnini su Twitter: «I calciatori moderni sono come i vecchi jukebox: metti la moneta e cantano la canzone che vuoi». E se dice questo, lui che conosce bene i modi comportamentali nerazzurri, c’è da credergli. Mi dicono infatti che ogni giocatore della rosa interista era stato fornito di un jukebox, con in più un direttore d’orchestra, per insegnare il famoso inno «Noi vinciamo senza rubare» al termine del campionato 2006/07. Peccato che poi il Procuratore federale Palazzi abbia scoperto che… E non poteva mancare ovviamente Moratti, che così ha risposto a Lucio (lui sì con una frescaccia): «Le dichiarazioni del nuovo difensore della Juve sono frescacce». Naturalmente, non c’è da meravigliarsi. Ogni qualvolta va in difficoltà o le cose gli vanno poco a genio, il patron interista si rifugia sempre in battute di comodo, così non risponde sul merito; e per quanto concerne chi potrebbe ritenersi offeso, in questo caso il calciatore, basta la Gazzetta a catalogare lo sfogo: Moratti lo ha detto «con simpatia». Che tradotto significa: nessuno tocchi l’intoccabile.

\r\nMoggi, poi, coglie l’occasione per rinfacciare al presidente Moratti l’atteggiamento tenuto in questi anni di fronte alle prove di colpevolezza dell’Inter:\r\n

In un’altra situazione, assai più grave, Moratti si spinse a definire «accuse stupide» quelle di Palazzi, perché aveva compreso Facchetti nel novero dei dirigenti dell’Inter che si erano resi responsabili di illecito sportivo (punibile con la B). Il patron interista disse anche che si trattava di accuse inaccettabili e, ecco la perla, che «è solo un attacco del pm, senza processo ognuno può dire quello che vuole». Peccato che il processo non si sia potuto fare perché l’Inter non ha voluto rinunciare alla prescrizione nel frattempo intervenuta. Sempre fortunato come Gastone il presidente della «banda degli onesti». C’è sempre qualcosa o qualcuno che lo salva, fosse anche Facchetti. È scritto nella memoria difensiva sulla vicenda delle spiate a go-go e delle richieste di risarcimento danni: l’Inter non ha fatto niente, e se anche l’avesse fatto Facchetti (a ordinare le spiate), non ne aveva le deleghe. Tecnica perfetta di come si mandano a mare, nonostante l’icona e tutto il resto, anche gli intoccabili. Talvolta, però, a Moratti è andata male. Per esempio quando, sempre per il processo delle spiate, Tavaroli (l’ex capo della Security Telecom) ha detto: «I dossier? Li ha ordinati Moratti». Salvo casi del genere, il presidente dell’Inter è sempre pronto a nascondersi dietro altri. A Lucio voleva dire e non ha detto, ma c’è sempre la Gazzetta a far sapere il suo retro-pensiero: «Qualcuno (La Juve? Il manager?) potrebbe aver suggerito al giocatore la dichiarazione antiInter».

\r\nPoi, l’ex re del mercato, torna sulle parole di Lucio:\r\n

Torno sulla dichiarazione di Lucio («Sugli scudetti della Juve la penso come Agnelli: sono 30», e dico che bisogna intendersi. Se Lucio si è espresso così, può averlo fatto semplicemente perché all’Inter non poteva esprimere la sua libera opinione. Qualcuno annoti: al tempo dello scudetto di cartone del 2006 il difensore era al Bayern, ma conosceva bene la squadra torinese per essere stato eliminato ben quattro volte dalla Champions. Perché non dobbiamo pensare che fin da allora si sia fatto una precisa convinzione su quanto accaduto in Italia? Credo che da nessun’altra parte si siano verificati casi in cui un ex componente del cda di un club viene occasionalmente nominato commissario della Federcalcio e come primo provvedimento regala lo scudetto al suo ex club. Chiaro che fin quando è stato nei salotti e sui campi interisti Lucio non ha avuto occasione di far conoscere le sue (difformi) opinioni in merito. A Moratti dà fastidio, ma, oddio, se si trattasse davvero di frescacce, non dovrebbe essere così… Sappiamo tutti invece che il patron si è sentito ferito e che il suo motto per dipendenti e calciatori è quello apodittico: «O con me o contro di me». Con tanti saluti al libero pensiero. Eppure, un campanello d’allarme avrebbe dovuto giungergli da qualcuno degli ex interisti che hanno cambiato parere su verità propinate dall’Inter e naufragate poi davanti alla verità dei fatti. Anche Mancini, per fare un nome, ha cambiato molte delle sue idee, mentre altri come Vieri hanno dovuto accettare l’amara verità di un club che lo faceva spiare. Oppure Ibrahimovic che addirittura, da nerazzurro, disse: «Con la Juve ho vinto due scudetti». Per me Lucio si è semplicemente liberato di un peso…\r\n\r\n

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Pubblicato da
Alberto Zamboni