Calciopoli, l’avvocato di Moggi: “Telefonate Inter sparite”

Luciano Moggi continua a lottare per Calciopoli. L’ex direttore generale della Juventus si è sempre sentito una vittima del sistema e stasera a Report porterà a sostegno della sua tesi innumerevoli intercettazioni che sono state volutamente ignorate.

Stasera la trasmissione di Rai Tre Report proverà a fare luce sui tanti punti oscuri di Calciopoli. Luciano Moggi ha raccolto tutte le intercettazioni che sono state nascoste nel 2006. E che avrebbero potuto scrivere una storia diversa.

Calciopoli, l’avvocato di Moggi: “Le intercettazioni le abbiamo dovute pescare noi perché qualcuno le ha nascoste”

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(Photo by MARCO BERTORELLO/AFP via Getty Images)

Su Tuttosport viene riproposta un’intervista del 2011 dell’avvocato di Moggi, Nicola Penta. Che sottolineò una cosa importante: “La cosa incredibile è che le telefonate che abbiamo dovuto ripescare noi della difesa di Moggi, con costi e lavoro notevoli, erano state già “pescate” dai Carabinieri. Insomma, non siamo noi che per difendere Moggi ci siamo inventati la rilevanza di quelle chiamate. Come qualcuno può sostenere”. Queste sono le intercettazioni contenute nella chiavetta di Moggi.

E prosegue: “È curioso che Palazzi abbia tarato il suo giudizio, nelle famose 72 pagine con cui ha archiviato per prescrizione tutti gli illeciti emersi con le nuove telefonate, allo stesso modo dei Carabinieri. Un esempio. Le telefonate di Zamparini e Zanzi, per i Carabinieri, non sono rilevanti e anche per Palazzi non vi è traccia di comportamento al di fuori dei regolamenti. Viceversa, il procuratore federale è molto duro con alcune chiamate di Facchetti, per le quali prevede anche l’articolo 6 (illecito sportivo), guarda caso le stesse che i Carabinieri segnalano con il triplo baffo rosso”. Il metodo usato dagli inquirenti è quello di segnare la gravità delle intercettazioni con dei segni e il triplo baffo rosso è quello più grave.

Qualcosa non ha funzionato nel processo di indagini: “Bisogna spiegare come funzionano le indagini in questi casi. I marescialli che ascoltano le telefonate le devono brogliacciare e classificare secondo la loro rilevanza ai fini dell’indagine. Che nell’ordinamento italiano non deve trascurare nulla che possa dimostrare l’innocenza dell’indagato. A quel punto la palla passa al loro superiore (nell’indagine di Calciopoli, l’allora Maggiore ora Tenente Colonnello Auricchio) che deve poi redigere le informative”.