Milan-Juventus, l’analisi tattica: Sarri all’esame Pioli

Dopo la figuraccia rimediata col Verona in campionato, la Juventus dovrà fornire una risposta convincente contro il Milan

Per tradizione, antica rivalità e prestigio, Milan-Juventus è sempre e comunque una sfida che, come si diceva una volta, è definibile come un “incontro di cartello”. Anche se, specie nelle ultime stagioni, i rossoneri hanno disputato annate calcisticamente drammatiche. Giovedì 13, alle 20:45, il Diavolo e la Vecchia Signora si affronteranno a San Siro nella gara d’andata valevole per la semifinale di Coppa Italia. Il Milan viene dalla scoppola del derby perso per 4-2. Infatti, dopo un buonissimo primo tempo, gli uomini di Pioli sono stati inghiottiti dall’Inter, tanto da incassare quattro reti tutte nella ripresa. La Juve giungerà al match di Coppa Italia dopo la sconfitta per 2-1 al Bentegodi di Verona con l’Hellas di Jurić.

Prestazione pessima quella dei bianconeri, in grande difficoltà a causa dell’altissima intensità agonistica degli scaligeri, in cui Madama, troppe volte, si è mostrata impacciata nell’eludere il pressing ultraoffensivo dei gialloblu. Dunque, in sostanza, due passi indietro in quanto a qualità del gioco e, ovviamente, per ciò che riguarda il risultato. Adesso testa e cuore alla partita di coppa contro un Milan che dovrebbe essere privo dei soli Duarte e Krunić. Stefano Pioli potrebbe varare un 4-4-2 composto da: Donnarumma; Calabria, Musacchio (Kjaer), Romagnoli, Hernández; Castillejo, Kessié, Bennacer, Çalhanoğlu; Ibrahimović, Rebić (Rafael Leão). Alle prese con le defezioni di Chiellini, Khedira, Demiral, Bernardeschi e Douglas Costa, mister Sarri pare intenzionato a disporre i suoi con un 4-3-1-2 formato da: Buffon; De Sciglio (Cuadrado), de Ligt, Bonucci, Alex Sandro; Bentancur, Pjanić, Matuidi (Rabiot); Ramsey; Ronaldo, Dybala (Higuaín).

Milan-Juventus: la lavagna tattica

Il Milan di Stefano Pioli predilige la costruzione dal basso, attraverso la quale si cercano parecchio gli esterni bassi molto aperti e pronti ad attaccare spazio in avanti, nonché abili nelle sovrapposizioni e nello sviluppo del gioco in ampiezza. Le punte, spesso, tendono a dialogare nello stretto tramite le triangolazioni, oppure effettuano movimenti volti ad attaccare alle spalle la difesa avversaria. In fase di non possesso l’atteggiamento, in molte circostanze, è piuttosto aggressivo, teso a portare tanti uomini in zona palla per costringere l’avversario a liberarsi del pallone in fretta e furia, oltre alla tendenza di andare a chiudere gli appoggi per impedire una certa fluidità di manovra. Nelle transizioni positive il tentativo costante è quello di architettare ripartenze ficcanti, rapidissime, tramite verticalizzazioni immediate, mentre in quelle negative, in linea di principio, l’obiettivo è la riaggressione in maniera tale da recuperare il possesso del pallone il più velocemente possibile.

La Juve avrà il dovere di viaggiare a una velocità completamente diversa rispetto alla partita del Bentegodi. Sarà necessario un palleggio efficace e produttivo, ad alta intensità, non incaponirsi nel giocare costi quel che costi solo per vie centrali, bensì alternare le trame sfruttando anche le corsie laterali. Anche l’attacco alla profondità, come sempre, sarà una chiave tattica di fondamentale importanza per trovare la via della rete. In fase di non possesso sarà importantissimo provare ad arginare la spinta propulsiva anzitutto dei due esterni bassi del Milan, magari uscendo su di loro e accorciando prontamente appena entreranno in possesso di palla, oltre a evitare di concedere gli uno-due agli attaccanti. Segnare almeno un gol e (soprattutto) cercare di non subirne sarebbe l’optimum per la Juventus. Ma il vero augurio per l’intero popolo bianconero sarebbe quello di vincere e convincere assistendo almeno a lampi del tanto invocato e preconizzato sarrismo, che in questi primi sei mesi è parso quasi una sorta di miraggio. Oggi, invece, specialmente in questo preciso momento della stagione, purtroppo la Vecchia Signora sembra essere affetta da sarrite (o sarrosi), sperando che non diventi acuta o peggio ancora cronica.