Interviste

Marchisio: “Spiace vedere Dybala lontano dalla porta”

Claudio Marchisio, una vita in bianconero, sta chiudendo la sua carriera (in verità non giocando tantissimo) allo Zenit San Pietroburgo. Intervistato oggi dalla Gazzetta dello Sport, l’ex numero 8 bianconero ricostruisce i suoi ultimi giorni vissuti alla Juventus ad agosto 2018: “L’avventura era al capolinea – ammette – , ma il mercato stava chiudendo e pensavo che sarei rimasto. La società ha deciso di rescindere, per me non è stato facile. Con il senno di poi si potrebbe dire: ci sono stati tanti infortuni a centrocampo, magari avrei avuto spazio. Ma sarebbe stato sbagliato rimanere, non avrei retto un altro anno come l’ultimo. Speravo in qualche possibilità in più, ma ho sempre messo il gruppo davanti al singolo”.

I tifosi si dividono: c’è chi sostiene che davvero il ‘Principino’ sarebbe stato utile nel momento più caldo della stagione, altri fanno notare che se non gioca titolare nemmeno in Russia qualcosa vorrà pur dire. “Io ho dato tanto ma anche la Juve mi ha dato tanto. Non ho rimpianti. Nel calcio – continua Marchisio – , come nel lavoro e in amore, ci sono tanti modi per chiudere le storie. Alla fine mi considero fortunato per ciò che ho avuto. Ho perso due finali di Champions e un Europeo, ma sono felice di aver vinto 7 scudetti. Ricordo quando firmai il primo contratto con Andrea Agnelli, erano anni in cui arrivavamo sempre settimi. Gli dissi: “Spero che tu non voglia essere uno dei pochi presidenti che non ha vinto nulla, così come io non voglio essere uno dei pochi juventini a non aver vinto nulla””.

Marchisio: “Dopo l’infortunio Allegri cambiò”

Allegri ha inevitabilmente avuto un ruolo decisivo nell’addio di Marchisio alla Juve: prima dell’infortunio il tecnico livornese lo considerava un punto fermo, poi qualcosa si è rotto: “Dopo l’infortunio aveva altre priorità. Io gli chiesi fiducia e continuità, ma lui ha fatto altre scelte. Ho rifiutato due volte il Milan – rivela ancora – , sono sempre arrivate tante offerte sia dall’estero che dall’Italia, per me la squadra importante oltre alla Juve è sempre stata il Milan. Però non sarei mai andato in un altro club italiano”.

Ora si dice che anche Dybala potrebbe essere ceduto in estate, ecco il pensiero del suo ex compagno: “Paulo ha un dono innato e mi spiace vederlo così lontano dalla porta. Anche la Juve ne beneficerebbe. Ricordo la sua prima partita con la Juve: Supercoppa con la Lazio, entrò e gli dissi “Stai vicino all’area che segni’. Lui fece gol. Ha una facilità di tiro incredibile”. E Ronaldo, sfiorato solo per qualche giorno alla Continassa? “Lavora tantissimo, cura molto ogni aspetto della preparazione. È un esempio. Ha un fisico atipico per un calciatore, sembra più un centometrista”.

Marchisio e il centrocampo più forte al mondo

Ha avuto la fortuna di essere allenato da tanti grandi allenatori, ma quello a cui Marchisio dà più meriti è senza dubbio Antonio Conte: “Tutti mi hanno lasciato qualcosa. Deschamps mi diede tanti consigli, con Prandelli ho iniziato a segnare tanto. Ringrazio Conte non solo per ciò che mi ha insegnato sugli inserimenti, ma per il carattere. Con la sua determinazione – evidenzia – è stato una guida”. Peccato che sotto la guida Conte, con il centrocampo più forte del mondo – Vidal, Pogba, Pirlo, Marchisio -, si sia raccolto nulla a livello internazionale: “Era una gran bella sfida con quello del Barcellona. Avevamo estro, corsa e fisicità. È stato un onore giocare con loro: la genialità di Andrea, l’esperienza mia, l’esuberanza di Vidal e – conclude – la spensieratezza giovanile di Paul”.

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Pubblicato da
Alberto Zamboni