Luca Toni: “battiamo l’Inter e ci giochiamo il secondo posto”

Luca Toni, quanto le mancava il gol?\r\n«Non vedevo l’ora di farlo. Era anche il centesimo in A: un traguardo che volevo raggiungere il primo possibile».\r\n\r\nHa interrotto l’esultanza brevettata per gridare sotto la curva: incavolato?\r\n«Dentro avevo tanta rabbia: volevo dimostrare che sto ancora bene. Il modo migliore è fare gol, ed è bello segnare con la maglia della Juve. L’avrei voluto fare già a Napoli, e c’ero riuscito, se non me l’avessero annullato».\r\n\r\nDunque, non è leggenda che le punte si cibino di gol.\r\n«Se sei un attaccante devi segnare, non c’è verso. Ora so gestire momenti in cui appena tocchi la palla fai gol e altri dove hai più difficoltà. Anche se ho avuto la fortuna di segnare».\r\n\r\nPrima del Bayern si parlò dell’Inter: quanto fu vicino?\r\n«Molto, dopo il primo anno a Firenze».\r\n\r\nPentito?\r\n«No. Alla fine andare al Bayern è stato bellissimo».\r\n\r\nCosa le ha lasciato la Germania?\r\n«Lo stadio sempre pieno, senza barriere. E meno pressioni addosso, per quanto al Bayern devi vincere, sennò cambiano. Però un’altra mentalità, altro modo di vivere il calcio. E ho imparato una lingua, il tedesco, anche se non lo parlo bene. Oltre all’inglese».\r\n\r\nTredici squadre in sedici anni: spieghi.\r\n«Ne ho cambiate tante, specie all’inizio, perché crescevo. Non ho avuto la fortuna, o forse non me lo meritavo, di giocare subito in una grande: sono salito a forza di gol».\r\n\r\nSi ritrova più o meno di quel che meritava?\r\n«Quello che ho avuto me lo sono guadagnato, nessuno mi ha regalato nulla: questo è poco ma sicuro. Sono partito dalla C e sono arrivato a vincere un Mondiale a suon di gol. Mica a chiacchiere come può capitare ad altri che stanno in grandi club, dove magari segni di meno, ma arrivi prima in Nazionale. La mia carriera me la sono costruita con sacrifici e reti».\r\n\r\nChe effetto fa la maglia della Juve?\r\n«È facile dire di essere sempre stato tifoso della squadra dove giochi, lo so, ma è così. Vengo da Modena, città piena di juventini, e valeva pure per la mia famiglia. Da bambino era un sogno davvero».\r\n\r\nIl poster in camera?\r\n«Platini. All’inizio giocavo mezza punta, e mio papà Giancarlo, regalò a me e a mio fratello Andrea le maglie di Platini e Boniek. Poi mi misero centravanti, e l’idolo fu Van Basten, il più forte».\r\n\r\nConsigli dagli ex compagni di Nazionale ritrovati?\r\n«Ci sentivamo con i messaggi. Mi dicevano: “Vieni a darci una mano”».\r\n\r\nL’hanno data per finito, come pure è stato criticato Buffon: tutti matti?\r\n«Fa più notizia criticare uno come Gigi, che un qualsiasi altro portiere. Magari a me hanno rotto di più le scatole, ma con lui ci scherzavo: “Gigi, se mettono in discussione te, allora sono sereno: ne possono dire tante anche a me”».\r\n\r\nL’ordine di servizio contro l’Inter?\r\n«Sarebbe bello riuscire a non prendere gol, perché davanti lo facciamo».\r\n\r\nHa detto che può essere la partita decisiva.\r\n«Se facciamo una gara super e risultato pieno, è la svolta. Che in classifica ci può rimettere dove deve stare la Juve. E ci darebbe slancio e fiducia: siamo una squadra giovane, e ci farebbe bene».\r\n\r\nDove potete arrivare?\r\n«Se va bene domenica, possiamo tornare in corsa per giocarci il posto in Champions: anche senza preliminare, da secondi o terzi. Sarebbe un gran campionato».\r\n\r\nGiudichi i colleghi dell’Inter.\r\n«Il Pazzo è un amico, e un grande attaccante. Eto’o mi è sempre piaciuto: in questi due anni, è stato la loro fortuna».\r\n\r\nIl gol che le manca?\r\n«Non saprei. In rovesciata? Non posso, perché mi si blocca subito la schiena. Scherzo. Se capita ci provo, ma succede una volta nella vita: la feci a Vicenza».\r\n\r\nScelga dal menù delle reti segnate.\r\n«Quelli realizzati ai Mondiali sono gol pesanti. Però anche l’ultimo mi è piaciuto tanto, molto bello: fare un gol di testa da così lontano non è facile».\r\n\r\nIstinto o ci si pensa?\r\n«Istinto. Gli attaccanti non ci devono pensare: tutte le volte che lo faccio, combino disastri. Le cose d’istinto vengono meglio».\r\n\r\nSi sente invecchiato?\r\n«No. E con l’esperienza vivo meglio certe pressioni. Devi avere un certo equilibrio e la carriera ti dà sicurezza: se guardi i gol e le presenze che hai fatto, sei più sereno».\r\n\r\nIl rituale prima della battaglia?\r\n«Ascolto musica, e la sera prima guardo un film».\r\n\r\nScaramanzie?\r\n«Quando certi gesti funzionano, finisci per ripeterli. Non dovrei parlarne. Una: mi allaccio sempre prima il parastinco destro e poi quello sinistro».\r\n\r\nUn sogno che le è rimasto?\r\n«Vincere qualcosa con la Juve: sarebbe un bel modo di finire la carriera». \r\n

\r\n\r\nCredits: La Stampa\r\nFracassi Enrico\r\n\r\n