Leonetti: “Pjanic e Cancelo insostituibili, senza Marotta non cambia nulla”

Arguto giornalista sempre informato sulle vicende di casa Juventus, Franco Leonetti esprime le sue considerazioni sull’avvio stagionale della Signora

Una Juventus in formato caterpillar sta mietendo record su record: 10 vittorie su 10 match ufficiali disputati sino a questo momento. Qual è il vero segreto di un gruppo sempre più affamato di successi?

«Il segreto è la voglia e la fame del gruppo per cercare di vincere tutto. Non si raggiungono obiettivi di altissimo livello senza queste componenti, unendo sacrificio, abnegazione e unità nello spogliatoio. Nessuno in Europa ha cominciato la stagione in maniera così vincente ed esplosiva: 10 vittorie su 10, 8 in campionato e 2 in Champions sono un ruolino di marcia impressionante, ma è l’atteggiamento della squadra a dare le sensazioni più positive e benefiche ai tifosi. Anche a Udine, sul 2-0, la Juventus ha continuato a pressare, a correre, senza mai un calo di concentrazione minimo che in altre gare aveva procurato qualche patema. Verranno i momenti meno belli, è fisiologico in un’annata stressante e lunga, ma come dicevo ad inizio stagione a chi criticava il gioco e la forma, bisognava solo avere pazienza. Ora la Juve è veloce nei movimenti, muove palla rapidamente, sa sempre quando tenerla o quando è il momento di affondare, è reattiva mentalmente e capace di mettere davanti alla porta tutta la qualità eccelsa di cui Allegri dispone. Una corazzata difficile da scalfire, figuriamoci da battere».

Analizzando i singoli, le prime gare giocate da Paulo Dybala hanno un po’ deluso le aspettative del popolo bianconero. Ora, però, specialmente dopo la tripletta rifilata allo Young Boys in Champions, l’argentino sembra essere tornato a splendere. A tuo giudizio, Massimiliano Allegri è stato determinante per la rinascita della Joya?

«Non ritengo che Dybala si fosse perso, semplicemente ha iniziato l’annata con meno splendore fisico e quindi con meno partite da titolare e meno reti. Per Allegri la Joya (Dybala, ndr) è una risorsa di elevata qualità, non certo un peso. Ha saputo tenerlo tranquillo e stimolarlo, e i risultati sul prato verde si sono visti. A Udine non è andato a segno, ma il merito del primo gol è in buona parte anche suo, uscendo dalla forte pressione a centrocampo di Fofana, difendendo palla con la schiena alla porta, e poi smistandola a Bentancur che è andato ad incornare in rete. Stessa cosa era accaduta contro il Napoli allo Stadium, quando Dybala aveva messo lo zampino in entrambi i primi due gol dei bianconeri, con “strappi” e dribbling di livello. Il ragazzo argentino è un campione, ha bisogno di fortificarsi ancor di più mentalmente e di capire che la concorrenza spietata di un fuoriclasse come CR7 (Cristiano Ronaldo, ndr), per lui, può essere la modalità per salire definitivamente un ulteriore scalino della consacrazione. 72 reti in tre anni e qualche mese di Juve dimostrano le sue doti eccezionali. Ogni top team vorrebbe un attaccante da 20 gol annui. Allegri lo ha».

Fra le moltissime note liete di questo avvio stagionale spicca la crescita esponenziale di Federico Bernardeschi, autore di prestazioni decisamente positive. Lui può rappresentare veramente l’arma in più di questa Juve?

«Bernardeschi ha operato una crescita esponenziale nel giro di appena 12 mesi di Juventus. È un ragazzo intelligente, applicato, sa mettersi a disposizione dei compagni e del Mister, e ha una dote importante: ogni volta che entra in campo, anche da subentrante, sa sfruttare al meglio le occasioni lasciando il segno. Un’ennesima arma letale nello scacchiere di Max Allegri, e tenendo conto dell’anagrafica, l’ex Viola ha ancora tanti margini per migliorare e imporsi con la maglia bianconera».

In questo preciso momento della stagione, chi è, secondo la tua opinione, il calciatore insostituibile nello scacchiere tattico del tecnico bianconero?

«Troppo facile dire Ronaldo, che le ha giocate tutte meno quella con lo Young Boys per la squalifica in Champions. Dico Pjanic, elemento sempre più centrale nel progetto della Juve, un playmaker che sa cucire, impostare e plasmare il gioco della squadra, ed è cercato sempre da tutti i compagni in fase di regia e in uscita. Poi ha imparato a contrastare, ad essere più deciso. Insomma, un uomo a tutto campo. E non dimentico l’apporto incredibile di Cancelo che, in meno di due mesi di competizioni, è già diventato un siluro devastante sulla fascia destra, in emergenza anche a sinistra, che salta gli avversari come birilli con una forza fisica e uno scatto degni di un centometrista. E pensare che in estate, alcuni tifosi ipercritici, si lamentavano dei 40 milioni spesi. Il portoghese si avvia ad essere un crack pazzesco».

L’addio “shock” di Marotta

Giuseppe Marotta, al termine di JuventusNapoli del 29 settembre scorso, ha annunciato il suo addio shock alla Vecchia Signora: non ricoprirà più il ruolo di Amministratore Delegato. A tuo avviso, dopo questa separazione, in che modo cambieranno le strategie future della società bianconera relativamente al calciomercato?

«Lo shock è avvenuto più che altro per le tempistiche, non use in casa Juventus. Certo, l’addio di Marotta ha sorpreso, ma qualche screzio importante era già maturato in estate con il Presidente (Andrea Agnelli, ndr). Diciamolo chiaramente: non cambierà praticamente nulla, perché gli uomini che c’erano prima continueranno ad esserci anche dopo l’allontanamento del Direttore Generale varesino. A livello amministrativo, di ricavi e gestione, sono stati promossi dalla società due giovani dirigenti come Ricci e Re, che sono cresciuti perpetrando importanti esperienze con l’ex A.D., e oggi sono pronti a prendere il timone. Paratici sostituisce Beppe Marotta per l’area sportiva, e verrà affiancato in maniera più operativa da Pavel Nedved. Dunque, un organigramma che muta pochissimo ed è fedele a quelle che sono le linee guida promosse e fortemente volute dal Presidente Agnelli, che ha fissato il 2024 come data spartiacque da raggiungere vincendo. Un ricambio generazionale (ricordiamo anche l’addio dell’altro A.D. Mazzia) che Andrea Agnelli riteneva doveroso e con effetto immediato per poter avvicinare i traguardi prefissati, sia a livello economico sia a livello di vittorie sportive. A Marotta va fatto un enorme ringraziamento per il lavoro eccezionale svolto in 8 anni alla Juventus, un uomo basilare per la rinascita bianconera nel 2010. Ora, per assurgere all’empireo mondiale, il Presidente si affida a persone che già apprezza, da un’età media sui 45 anni, che hanno concezioni più moderne e dinamiche della materia, per cercare di vincere ancor di più e far diventare la Juve il club più importante al mondo. Un progetto ambizioso da tradurre in fatturati stellari e trionfi in tutti gli stadi del pianeta».