La Stampa: Ferrara non è più intoccabile

Nel film di Steven Spielberg, per salvare il soldato Ryan disperso nell’entroterra della Normandia lo stato maggiore alleato mandava oltre le linee un commando di otto uomini. Alla Juve invece pensano che ne basti uno, Roberto Bettega, per riportare a casa sano e salvo Ciro Ferrara dalla crisi tra le più profonde vissute negli ultimi dieci anni dai bianconeri: l’ex “Bobby gol” è l’ultimo appiglio che sarà offerto a don Ciro per continuare l’avventura benedetta un po’ da tutti in estate e che molti, a cominciare dalla proprietà, sperano possa arrivare almeno a fine stagione. Però, se la tutela non funzionerà e non arriveranno immediatamente i segnali di una svolta, il difensore che giocò per 500 volte in serie A non arriverà a disputarne 25 come tecnico, comprese le due della passata stagione.\r\n\r\nGennaio è il mese decisivo, ha fatto sapere John Elkann. Saranno le due partite contro il Parma e il Milan a decidere se il famoso “progetto” andrà avanti o lo si dovrà affidare a un tecnico non facile da individuare: il candidato più credibile è Hiddink, la riserva è Scolari, in Italia non c’è più niente di adeguato visto che Mancini e Spalletti fanno gli emigranti seppure con le valigie di Vuitton. Sono tutte soluzioni problematiche. Hiddink, ad esempio, deve ottenere il permesso dalla Federcalcio russa e non parla una parola di italiano per cui potrebbe impiegare troppo tempo a capire i problemi e a inserirsi nell’ambiente. Ecco perché alla Juve faranno di tutto per rinfrancare Ferrara e valutare con calma se sostituirlo nella prossima stagione. Le ultime dichiarazioni di Lippi («Non torno in un club nè come allenatore nè con un altro ruolo») paradossalmente liberano le mani a chi dovesse scegliere l’erede del tecnico partenopeo. Con l’attuale ct come direttore tecnico, il campo si sarebbe ristretto (sia a gennaio che in estate) a coloro che possono accettare una supervisione ingombrante: gente alle prime armi o che deve riscattarsi da un fallimento. Senza l’ombra di Lippi invece ritorna possibile puntare su un allenatore esperto e che pretenda un contratto pluriennale. La questione è davvero delicata. Tra l’altro c’è la sensazione che alla Exor, che detiene la maggioranza del pacchetto azionario, non tutti credano al disimpegno del Marcello. «Può aver detto certe cose perché a pochi mesi dal Mondiale non poteva dirne altre», è uno dei commenti che circolavano ieri ai piani alti del palazzo.\r\n\r\nLo scenario futuro è lontano dalla definizione. Quello presente è tratteggiato meglio. Proviamo a riassumerlo.\r\n\r\n1. Bettega ripete che non c’è stato alcun passo da parte della Juve e quindi non ha alcuna certezza. Elkann però spinge per la soluzione. Ha chiesto che l’ex vicepresidente sia attivo prima della trasferta del 30 dicembre a Jeddah, in Arabia Saudita, per l’amichevole con l’Al Ittihad. E, con simile input, l’incontro decisivo con Blanc non può che essere oggi, con annuncio in coda.\r\n\r\n2. Bettega è considerato l’uomo giusto per risistemare uno spogliatoio dove non ci sono grandi attriti ma che è considerato poco reattivo. Si pensa che il suo passato lo renda più credibile agli occhi dei giocatori di quanto non sia Alessio Secco, che continuerà a operare sul mercato. «Se Bettega prende Amauri da parte, è probabile che Amauri ascolti le sue critiche e che si dia una scossa», è il messaggio che viene fatto trapelare.\r\n\r\n3. A Ferrara si rimprovera di non aver frenato il crollo e di mantenere la squadra in un’impaurita confusione. Inoltre lo si incolpa di aver voluto uno staff composto da professionisti come lui alle prime armi in serie A. Leonardo ha come vice il navigatissimo Tassotti, don Ciro ha l’ex allenatore della Primavera, Maddaloni. Quando sono arrivate le difficoltà a ripetizione nessuno dei due aveva il “background” che permettesse di affrontarle attingendo dall’esperienza. Con Bettega, Ferrara avrà un interlocutore “tecnico” con cui confrontarsi.\r\n\r\n4. La Juve dovrà cambiare modulo. A Ferrara è stato chiesto di abbandonare il “rombo” che mette in difficoltà Felipe Melo e tiene Diego troppo avanzato, invece di farne l’ispiratore a tutto campo com’era nel Werder Brema. In pratica è gradito il ritorno a un 4-4-2 di stampo simile a Ranieri: anche per questo non si esclude il ritorno sul mercato ma soltanto per prendere un regista, che potrebbe essere Ledesma della Lazio. 5. Ferrara dovrà cercare una collaborazione più fitta con la vecchia guardia cui si chiederà di dargli un aiuto soprattutto nel restituire coraggio e fiducia alla squadra. Queste le condizioni per salvare il soldatoFer-ryan. Sempre meglio che venire considerato come «L’allenatore nel pallone».\r\n(Credits: di Marco Ansaldo per La Stampa)

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Pubblicato da
Alberto Zamboni