Interviste

Khedira: “Andrò in America, ma tra un paio di anni”

Sami Khedira, centrocampista tedesco della Juventus, rinvia l’addio alla maglia bianconera. Da settimane di parla di un suo possibile addio a giugno per trasferirsi nella MLS americana, ma l’ex Real Madrid e Stoccarda, chiarisce una volta per tutte quale sia la sua posizione. E lo fa in una lunga intervista rilasciata oggi al quotidiano ‘La Repubblica’.

“Andrò in America – ammette – , ma non adesso: voglio giocare ad alto livello per diversi anni ancora. Voglio vincere la Champions, voglio difendere il titolo mondiale con la Germania e tutto questo non sarebbe possibile andando in Usa o in Cina. Guadagno bene anche qui, tra l’altro”.

Insomma, non è una questione di soldi, bensì di stimoli e ancora il tedesco ne ha da vendere. Quest’anno la Juve è ancora in corsa su tutti e tre i fronti e Khedira vuole almeno provare a vincere tutto.

“È un dovere provarci, potrebbe essere la stagione buona. In campionato siamo messi bene – continua – , in Coppa Italia anche. Per vincere la Champions servono stabilità ma anche forma e fortuna: è una combinazione di fattori. Di sicuro la qualità c’è, come lo spirito di squadra. Il Bayern ha trent’anni, ma lo vedete come gioca? Noi e loro abbiamo la combinazione tra esperienza e freschezza. Siamo nella situazione ideale”.

Khedira e gli italiani “puntigliosi”

Lo scorso anno, alla sua prima stagione in bianconero, l’ex Real Madrid fu spesso fuori per infortuni, ma quest’anno la musica è cambiata.

“Ho avuto difficoltà a livello mentale e spirituale – ammette Khedira – , ma ne sono uscito anche affidandomi a persone preparate. Mi confronto continuamente con il mio corpo e dedico giorno e notte al mio lavoro: non è un caso che questa sia la stagione in cui sto giocando di più. In Italia ho imparato la flessibilità tattica, ma qui si lavora duro sotto ogni aspetto, con precisione, senza lasciare nulla al caso e questo mi ha sorpreso, non si pensa che l’Italia sia così. Gli italiani hanno questa reputazione legata alla dolce vita, mentre i tedeschi sono considerati più severi. Tuttavia è solo un pregiudizio. Qui gli allenamenti sono molto intensi. Ma se noi tedeschi imparassimo a concederci qualche piacere, aiuteremmo la nostra creatività e miglioreremmo la nostra reputazione”.

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Pubblicato da
Alberto Zamboni