Juventus, tra mal di attacco e prospettive future

(Di Gaver) Sembra essere passato un secolo dai tempi della Juve spettacolo ed “europea” di Antonio Conte, quando tutti (tutti)  deliravano per le gesta di una squadra nata sotto gli auspici di una “ripartenza sportiva” per poi trovarsi catapultata, a ritmi vertiginosi, nelle zone alte della classifica dando vita al sogno scudetto prima ed al cammino Champions poi. Sembra essere passato un secolo dicevo, ed invece stiamo parlando di alcuni mesi o settimane fa; ma se qualcuno lontano dall’informazione calcistica da un po’ di tempo, magari dai giorni dello scudetto di Conte e soci e dovesse, all’improvviso, sfogliare giornali e notizie in questi giorni, avrebbe come primo pensiero certamente quello di una Juve fuori dalla lotta scudetto, estromessa dall’Europa e lontana parente del team che lo scorso anno ha ridato credibilità ad un prodotto in declino come il “calcio italiano”.\r\n\r\nEd invece scoprirebbe, dopo un po’, che in fondo non è cosi; che la Juve è sempre prima, che è uscita in semifinale di coppa Italia contro una discreta Lazio per una mera questioni di centimetri (dove farli valere a voi la scelta) e che ha vinto il proprio girone di Champions approdando agli ottavi con buone chances di proseguire, visto che il sorteggio non è stato proibitivo e tutto questo con grande rispetto per il  “Celtic”. Vero, non è forse più la Juve affamata del primo anno ma, nel calcio come nella vita, hai bisogno di rinnovarti per trovare sempre te stesso, e quel che hai fatto prima non può, per forza di cose, andar bene all’infinito. E sovente la strada del rinnovo è densa di difficoltà e contrattempi, che solo col lavoro e l’intuito possono essere superati.\r\n\r\nVa da se che infortunati del calibro di Pirlo, Marchisio, Chiellini, Pepe, Lichsteiner, o con i Vucinic e Vidal a mezzo servizio, non possono essere considerati semplici incidenti di percorso, ma certamente una seria compromissione del cammino della squadra, che ha in questi uomini colonne insostituibili; poi, altra considerazione, non è da sottovalutare il carico di lavoro invernale, tipico di Antonio Conte, che cerca proprio nel mese di gennaio di mettere benzina nuova nel motore per poter arrivare (e bene) a fine stagione.\r\n\r\nAnche lo scorso inizio di anno non fu esaltante, ma alla fine tutti sappiamo come è andata a finire. Detto tutto ciò, non si può non considerare la lacuna che più di altre sta emergendo, visto che se è vero che la squadra è prolifica a fronte di una ottima difesa, è anche  vero che questa prolificità è determinata da un lavoro extra di difensori e centrocampisti soprattutto, che segnano molto di più dei loro colleghi di reparto di altre squadre. E’ in avanti che la Juve non riesce a far quadrare il cerchio; il lavoro di Conte diventa imprevedibile nelle azioni di centrocampo e negli inserimenti ma, in quelle partite ingessate che non permettono certe dinamiche di gioco, ecco che emerge l’assenza dell’attaccante d’area capace di fare un gol con un solo tiro in porta. Contro la Lazio, rigore a parte ed ultima azione a parte, non si può non considerare che Vucinic e soprattutto Giovinco non riuscivano a tirare degnamente in porta.\r\n\r\nSi può capire e giustificare fino ad un certo punto ma, purtroppo, ad un attaccante si chiede quello, di far gol, nulla più; non è cattiveria nei loro confronti, ma è una naturale predisposizione del gioco del calcio. Giochi in avanti? E allora devi segnare, equazione tanto semplice quanto crudele. Non credo che agli attaccanti attuali si possa chiedere di più, di essere diversi; non hanno la bacchetta magica e so per certo che se fosse per loro farebbero valanghe di gol, ma ci sono evidenti limiti, in alcuni casi tecnici ed in altri di adattamento al gioco.\r\n\r\nGiovinco non è un fuoriclasse, a dispetto dei molti che vorrebbero farlo passare per tale, è un buon giocatore, da Juve per carità, ma probabilmente non con le spalle tanto larghe per essere il protagonista principale del reparto offensivo; è uno che ci può stare, buona tecnica, in alcune partite più che in altre riesce ad essere incisivo, in altre sparisce, divora gol a volte inverosimili e talvolta piazza il tiro della domenica ma, ripeto, non è il “crack” che fa la differenza. Vucinic segue a ruota, di certo più incisivo, anche per questioni mentali e fisiche, ma se a 30 anni non sei riuscito ancora ad essere continuo un motivo ci sarà. Anche qui grande tecnica, ma pure episodi, come il gol divorato contro la Samp o talvolta la supponenza in campo, che non ne fanno il calciatore principe di un reparto offensivo. Può e deve starci certamente più di Giovinco, può essere una valida spalla, ma non un numero 1. Quagliarella, fra tutti, penso abbia le maggiori attenuanti; è l’unico bomber vero in rosa, l’unico da gol impossibile e che ha sempre la propensione al tiro in porta, il fiuto dell’attaccante d’area. Ma non è più quello di 2 anni e qualcosa fa. Certi infortuni ti condizionano la carriera, basti pensare ad Alex del Piero che impiegò qualche stagione per ritornare lui. Gli auguro di riacquistare la serenità mentale di Del Piero. Matri, non me ne voglia, penso che sia un pesce fuor d’acqua in questa Juventus; buon giocatore, grande attaccamento e propensione al sacrificio, ma sinceramente credo che sia da altro palcoscenico. Probabilmente il gioco stesso non lo favorisce, lui abituato ad essere un “finale” piuttosto che un manovratore, mentre qui si trova ad essere spesso lontano dalla sua indole, che lo vuole classico centravanti con una squadra a supporto.\r\n\r\nE’ chiaro, per quanto detto, che li davanti serva altro, ed evito di soffermarmi su Anelka; scrivo solo che spero in un colpo di fortuna col Francese, non oso proferire altro, potrei essere amaramente smentito dai fatti. Ma sarò il primo ad applaudire. Mancano poche ore alla fine di questo mercato, sinceramente non credo che succederà qualcosa, un po’ per soldi un po’ per opportunità; però, seppur confidando comunque in un colpo semi-serio (Lopez?), invito la società a riflettere per giugno. Llorente è un buon colpo, ma non da cambiarti la vita. Con Vucinic, Llorente appunto, uno tra Gabbiadini ed Immobile ed uno tra Quagliarella e Giovinco serve assolutamente un quinto nome capace di dare all’attacco della Juve l’imponenza ch reclama per questioni di storia. Non mi va di dare suggerimenti, sarebbe troppo facile; ma chi arriverà dovrà avere già bene impresse le stimmate del Campione. Del Piero, Ibraimovic, Trezeguet, Inzaghi…solo per citare alcuni dei grandi bomber che la Juve ha annoverato nell’ultimo decennio. Quella numero 10 reclama un possessore, ma ne reclama uno serio, perché non si è più disposti a credere al calciatore che verrà qui per diventare un protagonista, a volte si deve anche cedere al mercato e dare il giusto valore a tutto. Mauro German Camoranesi era fautore della teoria: “meglio due campioni che sei buoni giocatori.” La pensiamo come lui.\r\n\r\nsaluti

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Gaver