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La Juventus fa ricorso contro la chiusura della Sud: “disparità di trattamento”

La Juventus presenta ricorso contro la decisione del giudice sportivo di chiudere la curva Sud per un turno. Stefano Palazzi, ex Procuratore Federale, ha comminato la sanzione che la Juve dovrà scontare contro il Genoa, al rientro dalla sosta, per via dei cori di matrice territoriale nei confronti del Napoli e per un coro razzista all’indirizzo di Koulibaly in occasione della partita vinta dai campioni d’Italia lo scorso 29 settembre. Come si legge tra le righe redatte dall’avvocato Luigi Chiappero, il giudice sportivo ha utilizzato un metro diverso rispetto ai precedenti. Sarà un caso ma quando c’è di mezzo la Juventus o i suoi tesserati, ci sono sempre eccezioni rispetto ai precedenti (si è visto anche con la squalifica a Douglas Costa). In questo caso specifico, non è stata data la condizionale che è stata data a tutti gli altri club precedenti:

“Mentre scrivevo le poche righe a sostegno del ricorso Juventus contro la chiusura delle curve per la partita Juventus-Genova del 20 ottobre – afferma il legale del club torinese – non riuscivo a non pensare alla contraddizione insita nell’atto che stavo redigendo: mi opponevo ad un’ingiustizia per (in fondo) dar voce ad un gesto solo da condannare”. “La contraddizione di questo ricorso – prosegue Chiappero – è che non vi sarebbe ragione per difendere frasi e gesti che nessuno di noi vorrebbe vedere o sentire ma la sanzione è pur sempre insopportabile a sua volta quando manifesta una disparità di trattamento tra Juventus e le altre società. Con un provvedimento che quasi modifica la norma del codice sportivo il giudice, che sempre ha riconosciuto la cosiddetta condizionale alla prima violazione sui cori razzisti é riuscito con una interpretazione creativa a non concederla. E così una ingiustizia processuale legittima una doglianza per un comportamento indifendibile”.

L’avvocato della Juventus sembra farsi portavoce di una volontà che il presidente Agnelli ha già espresso da tempo, ossia quella di riformare profondamente la giustizia sportiva. “È forse ora di cambiare passo. Non credo che la responsabilità oggettiva per le società per i cori razzisti e territoriali sia un buon metodo per punire ciò che davvero deve essere sanzionato. È ora di punire i singoli autori di comportamenti sbagliati – insiste il legale della Signora – . È ora di applicare la responsabilità individuale, almeno laddove la tecnologia lo consente, come nel caso dell’Allianz Stadium”.

Legale Juventus: “Per colpa di qualcuno, puniti tutti”

Alla fine, ad essere penalizzati sono quei tifosi che non commettono alcuna infrazione e sono costretti a rimanere fuori lo stadio pur avendo pagato. “La colpa di qualcuno diventa la punizione per tutti e tra questi ci sono sicuramente degli ‘innocenti’: i tanti che facendo parte di quel settore non hanno cantato, i molti che se non fosse per pochi non avrebbero cantato, la società che paga per tutti coloro che non avrebbero mai voluto sentire certi cori vergognosi, che nessun moderno tifoso vuole più sentire. Dunque l’avvocato che prepara il ricorso e che spera di far riaprire la curva per rimediare ad un errore del giudice sportivo non può che suggerire alla società di proseguire nell’uso delle moderne tecnologie, auspicando che anche la giustizia sportiva ne tenga conto. I moderni sistemi ci consentono di individuare chi mal si comporta all’interno dello stadio e grazie a questa possibilità si potrà individuare chi non è gradito nello stadio. E chi non è gradito non entrerà più perché non è Juventus. Che non è di nessuno, ma di tutti, anche di coloro che nel settore che è stato sanzionato risparmiano e si privano di altro per vedere la loro squadra. Ed hanno il sacrosanto diritto di vederla. Chi non ha colpa – conclude il ricorso – , non deve più pagare”.

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Pubblicato da
Alberto Zamboni