Juventus-Porto 3-2: Chiesa come un capitano, Ronaldo al tramonto?

Le pagelle “culturali” dell’ennesima cocente delusione europea

Juventus-Porto 2-2: le pagelle “culturali” di un’altra notte cocentemente deludente.

SZCZESNY 5 Sicuro in campionato, in apprensione in Champions. Sembra che nell’infrasettimanale legga letteratura russa che lo inquieti. Durante tutto il match viene perseguitato dalla figura di Raskolnikov e prende tutto il castigo, senza riuscire a commettere il delitto.

CUADRADO 5.5 Con Cuadrado si gioca meglio e colpisce pure una traversa. Eppure anche lui non basta. Era come se ballasse la “bachata” solo, senza avere il partner femminile.

BONUCCI 6 Almeno qualche lancio lo prova. È come il Saramago degli ultimi anni. Ambizioso ma inconcludente. E nel primo tempo il Porto arriva spesso nella nostra area. A Demiral le facce brutte gliele ha insegnate lui.

DE LIGT 6 Fa il suo, come Thomas Mann, quando ha vinto il Nobel. Una palla atroce, ma non sbaglia nulla.

DEMIRAL 4.5 Anche dopo il fallo continuava a dichiarare a tutti “Io cammina!”. È Il dottor Stranamore ma nessuno se ne è accorto. Un falletto veniale, ma proprio per questo terribile. La seconda parte della partita è il solito accumulo di facce brutte e urla, fortuna che non ha i codici per le armi di distruzione di massa.

ALEX SANDRO 5 Quando è diventato capitano, tutti abbiamo temuto il peggio e una partita in controllo, s’è trasformato in un melodramma Sudamericano. Visione (Demiral) impazzito al suo fianco, Falcon che sbaglia a mettere la barriera e Capitan America (Ronaldo) che lancia lo scudo in attacco, invece di tirarlo in difesa.

CHIESA 8 Comincia il secondo tempo e parte Indipendence Day. I suoi compagni sono rispettosi di Ronaldo, e lui no. I suoi compagni la passano a CR7, lui invece tira in porta e distrugge il Big Ben, la torre Eiffel e se gli fosse entrato il terzo anche il Colosseo. Ci tiene in partita sino alla fine. E quando esce per fumare il sigaro, come Will Smith, prendiamo il gol della condanna.

BERNARDESCHI 5 Entra in campo dopo aver letto Va dove ti porta il cuore di Susanna Tamaro e tutti ci chiediamo perché lo abbia fatto. Il suo cuore infatti lo ha portato all’eliminazione.

RAMSEY 5 Il suo libro preferito è l’uomo invisibile, ce ne accorgiamo anche noi spettatori, senza averglielo mai chiesto. Resta tra le linee, senza mai provare a dettare il passaggio.

ARTHUR 6.5 Quando ha la palla è difficile che la perda; la fa girare meglio dei suoi compagni. Eppure quando il fine giustifica i mezzi e il passaggio, spesso e volentieri la passa indietro. La gabbia che ha intorno non lo aiuta.

RABIOT 6.5 Lui ci mette il suo: coca cola e pop corn. Segna addirittura, e spera che la mamma non gli abbia sequestrato uno dei libri proibiti che sta leggendo: 20mila leghe sotto i mari. Speriamo, malgrado tutto, sia uno di quelli che decida di andare a perdere la Champions altrove.

MCKENNIE 5.5 Venti minuti a obbedire correndo a zoppo galletto, qua e là.

KULUSEVSKI 5 Siamo dalle parti della sfida ai Meganoidi. Daitarn è ancora in rodaggio e ci si barcamena sbattendo contro la difesa.

RONALDO 4 L’unione fa lo sforzo. Fa un piccolo assist, ma è inutile. Osserva la fantasmagorica partita di Chiesa mentre prende brevi appunti dal libro di Milan Kundera: l’insostenibile leggerezza dell’essere un campione sul viale del tramonto. Somiglia a Baby Jane, che crede di poter tornare ancora sule scene. Mai un dribbling, mai nulla di nulla. Scusa Ronaldo, ma ieri hai fatto schifo

MORATA 5 Se avesse segnato all’inizio, parleremmo di una partita diversa. Invece resta perplesso a leggere Danielle Steele e le sue ragazze innamorate di principi sauditi che se esistono ti impongono il burqa, ed è quello che fa nel secondo tempo: non vede, non sente e non passa.

PIRLO 5.5 Si era preparato bene e aveva letto il Ritorno del re: pensando a Ronaldo e sperando. In re si è trasformato Chiesa mentre l’allenatore ha continuato a leggere. Tant’è che ha fatto entrare Bernardeschi al posto del migliore in campo mentre era immerso nella lettura.

TENET IN THE DARK (Riavvolgiamo il tempo e cambiamo il passato, consapevoli di ciò che è accaduto nel futuro)

La Juve prende gol su due calci da fermo. Non prendiamo il cucchiaino per distribuire le colpe. Si vince in undici e perde solo l’allenatore: il dogma del calcio che contraddice quel che ho detto all’inizio.

Il falletto veniale di Demiral, o un mani del difensore del Porto, sarei andato a rivederli al Var.

Var o meno, si ritorna a casa, adorando gli orologi, ma non conoscendo il tempo, perché prendere gol al 116 da 32 metri, con un tiro che non era imparabile, fa male.

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Pubblicato da
Alberto Zamboni