Juventus Marotta: “Nostro progetto è il gruppo non i top player”

“Il rapporto tra la società e il tecnico è ottimo. Quando un professionista arriva a raggiungere traguardi in modo così veloce, diventa normale fare delle riflessioni. La voglia di Conte è di rimanere e quella della società è che rimanga”. Beppe Marotta si esprime così a ‘Radio Anch’Io Sport’, il giorno dopo la conquista del secondo scudetto consecutivo. Le parole di Antonio Conte lasciano presagire che nei prossimi giorni ci sarà un braccio di ferro in società, proprio con il dg e ad, in vista della programmazione della prossima stagione. Conte chiede garanzie tecniche per lottare per i vertici anche in Europa, ma Marotta frena: “Dobbiamo coniugare le disponibilità economiche con le nostre idee – spiega il dirigente della Vecchia Signora -. Sul fronte europeo dobbiamo ancora lavorare, ma è una cosa che coinvolgerà tutte le componenti societarie”.\r\n\r\nIl dg e ad, cerca di allontanare le polemiche sul suo rapporto con Conte:\r\n

“Il rapporto è cordiale e quotidiano, con lui ci si confronta sempre. Quando un professionista arriva a raggiungere traguardi, programmati nel tempo in modo così veloce diventa normale fare delle riflessioni, ma questo per amore del proprio lavoro, della professionalità e dell’azienda – dice l’ex doriano – . Le aspettative del mondo Juve sono molto alte, l’ asticella si è alzata, non si può vincere sempre e bisogna soprattutto anche gestire i momenti difficili. La voglia di Conte è di rimanere e quella della società è che rimanga. Quando Conte accenna al confronto con la società, vuol dire che andremo a definire modalità di intervento, di giocatori che potranno far parte della rosa della squadra. La qualità è sempre migliorabile”.

\r\nPraticamente impossibile, però, eguagliare il modello Bayern in tempi brevi:\r\n

“Noi abbiamo costruito un modello tutto nostro – replica Marotta – basato sul lavoro collettivo e non sul top player. Siamo ancora la squadra più prolifica e la meno battuta del campionato, questo significa che il collettivo prevale sul singolo. Il Bayern è un modello difficilmente raggiungibile nel breve, anche perché c’è una società fortissima alle spalle con un budget doppio rispetto al nostro”.

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Pubblicato da
Alberto Zamboni