Editoriali

Juventus-Benevento 2-1: 3 punti d’oro, ma che sofferenza!

Chi immaginava il Benevento nei panni della vittima sacrificale è rimasto profondamente deluso. Ma in realtà per la Juventus contava solo vincere, soprattutto dopo lo stop interno dell’Inter per 1-1 con il Torino. Poi, fortunatamente, si è fermato anche il Napoli di Maurizio Sarri, imbrigliato sullo 0-0 al Bentegodi di Verona dal Chievo.

Ebbene, domenica positiva per i bianconeri, che grazie alla vittoria contro i sanniti si piazzano momentaneamente a +1 dai nerazzurri e a -1 dai partenopei, visto e considerato che la Lazio, temporaneamente a quota 28, non ha disputato il match casalingo con l’Udinese a causa del nubifragio che si è abbattuto sullo stadio Olimpico. Già prima del vantaggio siglato da Ciciretti su punizione, in cui Szczesny non era sembrato immune da colpe per via dell’errato piazzamento della barriera, la Juve aveva prodotto una quantità industriale di occasioni da gol, dominando in lungo in largo sotto il profilo del gioco. La Dea Bendata aveva sbattuto la porta in faccia a Douglas Costa, che si era reso protagonista colpendo due legni, di cui uno clamoroso centrato con una sassata mancina violentissima. Ma i giallorossi, apparsi assai volitivi e rinvigoriti dalla cura De Zerbi, non dal punto di vista dei risultati, bensì sotto l’aspetto di un’organizzazione che ha apportato lievi miglioramenti rispetto alla gestione Baroni da prima della gara dell’Allianz Stadium, hanno disputato la loro onesta partita. Motivo per cui la Vecchia Signora ha faticato (e non poco) a dipanare la matassa.

Juventus-Benevento: ottimo De Sciglio

Ci ha pensato Juan Cuadrado, in odore di sostituzione prima del gol, imbeccato da un Alex Sandro parso in crescita rispetto alle ultime uscite, a regalare tre punti che valgono oro colato. Doveroso sottolineare l’ottima prova, specialmente nella ripresa, di Mattia De Sciglio, sia in fase difensiva che propositiva. L’ex terzino rossonero, oggetto di inverecondo ludibrio da parte di qualche scettico tifoso juventino, ha suggellato la sua prestazione con il cross che ha portato al pareggio di Gonzalo Higuain, sempre più brillante fisicamente e mentalmente. Poi tiene banco la questione Dybala. La Joya, travestitosi per l’occasione da Casper (celebre fantasma protagonista dell’omonimo film statunitense), dopo l’opaco match di Champions contro lo Sporting Lisbona ha sfornato un’altra prova decisamente insufficiente. L’argentino ha perso una marea di palloni, quasi come se la sfera, fra i suoi piedi fatati, fosse incandescente. Non è mai riuscito a fare la differenza fra le linee, così come su calcio piazzato, altra specialità della casa. Da un talento cristallino come lui, in possesso di una classe infinita, si deve obbligatoriamente pretendere di più. Non è un problema squisitamente tecnico, ma psicologico. È inaccettabile vederlo guadagnare lo spogliatoio con un broncio chilometrico, nemmeno fosse accaduto l’irreparabile. E non è la prima volta. U picciriddu, affettuoso soprannome affibbiatogli dai tempi del Palermo, ha il dovere di compiere prontamente il salto di qualità a livello mentale. Non deve esaltarsi troppo quando sfodera prestazioni sontuose già offerte in questa stagione, ma al contempo non può deprimersi in caso di giornata storta. La carta d’identità è dalla sua parte (compirà 24 anni il 15 novembre prossimo), il suo score, anche (11 marcature in 12 partite). Gode dell’incondizionata stima di Max Allegri, dei suoi compagni di squadra e dell’amore della sua tifoseria. Tocca a lui superare l’ennesimo esame di maturità, quello più importante. Tornando alla sfida con i campani, la Vecchia Signora ha racimolato il bottino pieno tramite un’altra rimonta, subendo un unico tiro in porta (quello del gol) nell’arco di novantaquattro minuti.

Massimiliano Allegri aveva promesso ai tifosi bianconeri che la vera Juve si sarebbe vista dopo la sosta di novembre. Dubitare delle sue previsioni è pressoché impossibile, considerando gli obiettivi raggiunti da quando siede sulla panca di Madama. Dunque, non ci resta che attendere febbrilmente.

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Pubblicato da
Stefano Dentice