Josè Mourinho, l’origine: allenava bambini con sindrome di Down: “Non ero all’altezza, mi hanno salvato” I Il mito nasce lì: “Chi sa solo di calcio, non sa niente di calcio”

La carriera di Mourinho è iniziata allenando bambini affetti dalla sindrome di Down, lì si è sentito spesso non all’altezza
Josè Mourinho è oggi uno degli allenatori di calcio più vincenti e apprezzati, in grado di plasmare a sua immagine e somiglianza la squadra di cui diventa gestore, abile nel campo comunicativo ed eccellente motivatore dello spogliatoio. Ha raggiunto traguardi importanti nell’ultimo ventennio, con dei trofei storici per alcuni club che ha guidato.
In Italia ha regalato un Triplete all’Inter, apice della presidenza di Massimo Moratti, con un percorso europeo fatto di partite memorabili, di catenaccio e ripartenze vincenti, di attaccamento alla maglia e di mesi indelebili nella memoria dei tifosi nerazzurri.
Nell’estate del 2020 è approdato nella Capitale, al timone di una Roma che aveva cambiato proprietà e si era affidata a un mister carismatico come lui. La sua parentesi con i giallorossi è terminata con l’esonero, dopo due anni e mezzo, a causa del rendimento insoddisfacente in campionato.
Allo stesso tempo, Mourinho ha vinto la prima edizione della Conference e ha raggiunto la finale dell’Europa League la stagione successiva, con le energie fisiche e mentali della sua squadra che sono state dirottate in quelle competizioni, a discapito della serie A.
Alla ribalta internazionale con il Porto ma cosa faceva Mourinho prima?
Mourinho è arrivato a vincere la Champions League con il Porto da novità assoluta nel panorama mondiale e con un club che non era nella lista dei favoriti per la conquista della coppa ma questo successo, poi trampolino di lancio della sua carriera, è il frutto di anni di sacrifici.
La sua prima esperienza in panchina è stata alla guida dei rivali del Benfica ma ancora prima Mourinho ha vissuto un periodo tosto.

Non sarebbe diventato lo Special One senza quell’esperienza
Mourinho lo ha raccontato alla Pontificia Universitas Gregoriana: “Avevo una laurea in Scienze Motorie, in quel periodo lavoravo con bambini con Sindrome di Down. Non ero all’altezza della dimensione di quel lavoro lì, mi ha salvato il rapporto che ho creato con quei ragazzi, avevano tra i 12 e i 17 anni, io ne avevo 24 e mi guardavano come uno di loro“.
Un messaggio importante il suo: “Sono riuscito a fare calcio per loro e creare con quella squadra un rapporto umano. Non sono io diciamo il genio di quella fase, ma un mio professore universitario che mi diceva che io sarei stato allenatore di giocatori che giocano a calcio. Tornando a quel periodo lì con la scuola di educazione speciale, quella è stata la mia salvezza“.