Il tifoso Paolo: “L’Italia pallonara è il paese della doppia morale”

In Italia non sono importanti le azioni che si compiono, ma quale profilo ufficiale presentano i mass media, in una sorta di idealizzazione estrema , figlia forse della necessità di simboli chiari e identificabili per il popolo analfabeta. Nell’Italia del calcio Massimo Moratti, e per emanazione diretta la sua Inter, rappresentano l’incarnazione dell’onestà. Non l’onestà pura e semplice, ma l’onestà martirizzata e oggetto di persecuzioni , che alla fine trionfa sul male come in tutti i migliori film patacca che Hollywood ci ha propinato negli ultimi 50 anni. Poco importa che Massimo Moratti, paradigma ovviamente anche della signorilità, e la sua squadra abbiano prodotto documenti falsi per un loro giocatore e che per questo ci sia una condanna penale, poco importa che abbia pedinato, intercettato, spiato anche finanziariamente altri tesserati, perché Moratti “il signore” non è discutibile. Processi e condanne a carico suo e della sua società non lo scalfiscono, soprattutto perché tutto il mondo dell’informazione non da nessun risalto a queste incongruenze tra l’immagine di persona retta e i fatti. Un italiano non schierato dal punto di vista del tifo ( esemplare quasi introvabile) o più semplicemente un italiano che eserciti un’onestà intellettuale ( esemplare raro ma di cui c’è qualche traccia) non può non rendersi conto della favola bella che questa dirigenza dell’Inter incarna falsamente da un quindicennio abbondante agli occhi dei mass media ufficiali.\r\nIl fatto che queste persone irreprensibili siano state coinvolte nello scandalo di calciopoli con 4 anni di ritardo ha, ad oggi, generato comiche evoluzioni di pensiero, degne di un essere umano in età pre-adolescenziale. Il limite oltre al quale si parla di illecito si è improvvisamente alzato, assieme al limite oltre al quale si parla di slealtà. La nuova vulgata è che non basta certo telefonare, e non basta neanche parlare di griglie con un designatore, non è sufficiente neanche dire a un designatore che il sorteggio NON DEVE ESSERE FATTO, né andare a trovare un arbitro prima di una partita. Insomma, ci deve essere un chiaro illecito per poter chiamare in causa qualcuno che fino a prova contraria è innocente. Non come nel 2006 , quando bastava e come, e quando la somma di quattro slealtà sportive faceva un illecito e ne avanzava pure qualcosa. E pazienza se Moggi aveva alterato la classifica senza alterare le partite, come recita la sentenza di condanna, perché bastavano le pressioni e le cene con i designatori ( anche queste completamente fuori moda nel 2010 ). Che evoluzione di garantismo da parte dei professionisti del giornalismo sportivo!\r\nDa quando ci sono più elementi su Facchetti e Moratti che non su Fiorentina e Lazio nel 2006, la convinzione che la giustizia sportiva possa condannare in base a sue logiche slegate dalla rilevanza penale è in forte ribasso, tranne sulla sua prescrizione, sulla quale sono ancora tutti d’accordo. Non sarebbe male sentire il parere di Pep Guardiola che ha fatto ribaltare una sentenza prescritta DELLA NOSTRA FEDERAZIONE in base a nuove prove, ma credo che ci siano cose migliori da fare sui giornali seri che informano con puntualità la gente dal 2006 ad oggi.\r\nDire che la Juve è innocente perché anche l’Inter è colpevole non mi trova d’accordo, almeno fino a una prova che tutto è stato frutto di un complotto. Dire che il metro di giudizio deve essere uno è invece obbligatorio non solo legalmente, ma soprattutto moralmente.\r\nPensare che il senso di una conversazione telefonica debba essere interpretato in base all’immagine pubblica di una persona è aberrante, ed è la più alta forma di discriminazione possibile da parte di un mondo giornalistico che in questa maniera si dimostra profondamente razzista, nel vero senso del termine. Se si vuole ragionare sui contenuti delle telefonate lo si faccia, se lo si vuole incrociare con le conseguenze delle telefonate lo si faccia, se si vuole farlo sulla frequenza o sulla quantità delle telefonate lo si faccia. Non si ragioni invece partendo dal preconcetto che l’opinione pubblica può avere nei confronti di personaggi notissimi e visibilissimi quotidianamente.\r\nC’è un etica variabile, che vale solo per alcuni e solo in certi momenti, e che influenza l’applicazione delle regole e il giudizio degli addetti ai lavori, e questa è una vergogna.

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Pubblicato da
Alberto Zamboni