Il Paese della giustizia

(Di Gaver) Dire sinceramente dove possa arrivare il calcio di casa nostra è impresa ardua, se non altro perché deve fare i conti con un sistema paese contorto e arrovellato su se stesso e che non perde occasione per migrare anche sul calcio le proprie virtù malsane ed i propri vizi incancreniti.\r\nDallo sport ci si aspetterebbe maggiore trasparenza, sana competizione tra le parti, un mondo dove certamente il denaro debba per forza di cose apportare la propria influenza, ma non esserne il solo ed unico principio di riferimento.\r\nEd invece dalle nostre parti accade purtroppo cosi, che lo sport sia in netta minoranza rispetto a beghe personali e societarie, a interessi di parte e di corporazione, a “complottistiche” di quartiere buone solo per riempire le pagine di taluni giornali.\r\nMi vien da pensare, volendo un attimino parlare di quel termine citato nel titolo, ovvero “Giustizia”, che probabilmente andrebbero persino rivisti i significati che sovente vengono attribuiti a questa parola così nobile, rivisitazione che sarebbe di interesse almeno per quanto concerne l’ambito calcistico Italiano; già, perché Principio morale, virtù, consistente nel dare a ciascuno il dovuto, nel giudicare con equità” ho qualche difficoltà ad inserirli in un passaggio calzante per una situazione, quella nostrana, sempre più in balia di interessi macroscopici di parte.\r\n\r\nIn ogni situazione che la politica del calcio nostrana tenta di trattare emergono, ad onore del vero, talune polemiche che da questa parte si stenta molto a comprendere, se non siè pronti a calarsi in lotte di quartiere che spediscono il nostro calcio sempre più in basso nella considerazione del panorama internazionale.\r\nLe lamentele sono all’ordine del giorno, in ogni grado e contesto, ma poi le soluzioni per far fronte alle problematiche evidenziate non vengono quasi mai prese in esame; lamentele che poi puntualmente sfociano in attacchi ad personam che si fa fatica a comprendere.\r\nPensate al presidente Pulvirenti, evidentemente piccato per motivi presumibilmente suoi, ma che nell’occasione non ha perso tempo per lanciare un’accusa grave, volgare ed inutile all’indirizzo del Presidente della Juventus; ora, se ci fosse ironia o meno nelle parole di Andrea Agnelli non sta a me giudicarlo, ma un presidente di una società come il Catania può arrogarsi un potere del genere, ovvero svilire la figura umana e professionale di un suo collega? Se ci fosse giustizia certa, un simile atteggiamento sarebbe già stato redarguito dagli organi preposti.\r\nOppure passate, per un attimo, alle dichiarazioni di Marchisio, sulla sua antipatia nei confronti del Napoli; Marchisio non sembra avere le stimmate del furente picchiatore, ha semplicemente espresso un parere in tutta onestà su una sua antipatia calcistica, che ci può stare, più di tante altre dichiarazioni fasulle e preconfezionate che il nostro calcio regala. Ma naturalmente, altrove, han subito gridato allo scandalo, pretendendo lo scalpo de calciatore Juventino, urlando ai 4 venti questo peccato! Beh, anche Dzemailli fece dichiarazioni di “amore” nei confronti della Juve, ma mai nessuno si è permesso di obiettarle, perché vengono semplicemente prese per quello che sono, ovvero fan parte del gioco, a patto che non si trascenda.\r\nMa poi, addirittura la “app” del “picchia Marchisio” supera ogni umana e, permettetemi, adeguata immaginazione; consiglio di applicare l’ingegno anche in altre circostanze, potrebbe essere molto più produttivo.\r\nMa anche qui, in riferimento ad un palese invito alla violenza, gli organi precostituiti han fatto spallucce; quella è ironia, naturalmente.\r\n\r\nUn ultimo episodio, nel mio personale “campione” di applicazione della giustizia calcistica, forse il più curioso. Sono mesi che ci sobbarcano di prime pagine, di tam tam ovunque che ci danno per certa e garantita la riforma della giustizia sportiva e la punizione di ogni addebito, tanto che parecchi tesserati sono stati puniti senza neanche essere ascoltati e senza riscontri oggettivi.\r\nE sinceramente qui, di recente, abbiamo avuto “prova provata” che questa nuova implicita intransigente regola esiste davvero, anche perché altrimenti non si spiegherebbe l’eccezione NAPOLI che, appunto, conferma la regola; non entro nel merito, dico solo, ironia a parte, che appare anomalo che la Corte Federale abbia finalmente deciso di prendere posizioni, anche perché forse sarebbe il caso che certi trattamenti di “interesse” fossero riservati a tutto il calcio e non solo a chi, ovunque, minaccia chissà quali prospettive nefaste in caso di condanna.\r\nUn invito: se volete farci innamorare di nuovo di quel termine, “giustizia”, dovreste essere voi per primi, amministratori e dirigenti e politici, a non considerare eccezioni di parte che ne minano la genuina imparzialità.\r\n\r\nsaluti

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Gaver