Interviste

Dybala: “In estate mi volevano vendere, vediamo che succede a giugno”

L’intervista del numero 10 della Juventus al tabloid The Guardian

Paulo Dybala da indesiderato ad elemento imprescindibile. Il numero 10 della Juventus ha rilasciato una lunga intervista a The Guardian in cui ha ripercorso le tappe che lo hanno riportato sulla cresta dell’onda. Fabio Paratici e Pavel Nedved avevano trattato la sua cessione con Manchester United e Tottenham, ma poi la Joya si è impuntato ed rimasto in bianconero. “Ero vicino al trasferimento – ricorda – . Era nei pensieri del club, lo sapevo. Fino all’ultimo minuto siamo rimasti in attesa. Ora ho ancora due anni di contratto, non è un periodo breve ma nemmeno lunghissimo. Vedremo quali saranno i piani della Juventus, se pensano che io debba andare via nella prossima sessione di mercato oppure resti qui. È una decisione del club ed è difficile da sapere perché le cose possono cambiare in un secondo. Ma adesso dono qui, nel club che mi ha sempre trattato bene. Sono felice. L’arrivo di Sarri – rivela – mi ha aiutato, ha voluto che io restassi, mi ha dato forza quando non sapevamo cosa poteva accadere. So che può insegnarmi tante cose e può aiutarmi a tirare fuori il meglio”.

Dybala: “Perché il gioco di Sarri mi aiuta”

Guardando le cosiddette “heatmap”, si nota come Dybala in campo calpesti sostanzialmente gli stessi spazi dello scorso anno con Massimiliano Allegri. Solo che quest’anno tocca molti più palloni e i fraseggi brevi richiesti dal nuovo allenatore gli facilitano gli inserimenti. “Senza il pallone mi annoio. Se passo troppo tempo senza fare un tocco è come se mi sentissi perso. Ma sono fortunato ad essere in una squadra che vuole fare il possesso palla, in cui tutti i giocatori sono bravi tecnicamente. L’idea di gioco di Sarri – insiste l’argentino – ci aiuta tanto. Uno, due tocchi. Combinazioni. Movimenti veloci. Quando ho iniziato all’Instituto di Cordoba, il mio allenatore di allora aveva le stesse sue idee. Quando invecchi e il calcio lo prendi più seriamente, capisci che parti del tuo gioco le lasci alle spalle. A volte hai un allenatore che ti dà una certa libertà e per un attaccante è la cosa migliore e ancora oggi io provo a giocare come ho sempre fatto, col pallone. Non dovremmo mai dimenticare che questo è un gioco e che quando eravamo ragazzini giocavamo per divertimento. Così abbiamo iniziato. Tutti abbiamo un ‘bambino’ dentro di noi e – conclude Dybala – non dovremmo mai lasciarlo indietro”.

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Pubblicato da
Alberto Zamboni