Conte: “I top player? Non potevamo prenderli…”

Antonio Conte sarà l’arma in più della Juventus 2011-12. E’ stato lo stesso DG Marotta a caricare gran parte delle responsabilità della prossima stagione sul nuovo tecnico bianconero. Non sono arrivati i pubblicizzati top player, ma la differenza dovrà farla l’allenatore: questo il succo del Marotta pensiero. Mercato deludente per almeno la metà dei tifosi bianconeri, ma Conte dalle colonne di ‘Tuttosport’ non vuole fare pagelle: “L’unico voto che conta è quello che darà il campo. Inu­tile che commenti adesso: non servono altre parole, con­tano i gol”.\r\nEcco uno stralcio dell’intervista pubblicata oggi dal quotidiano sportivo torinese:\r\n\r\nBeh, ma sarà soddisfatto o insoddisfatto? \r\n“Quello che si può dire è che è stato un mercato difficile per tutti, fotografia di un mo­mento critico del calcio italia­no: i campioni vanno via e non si riesce a ricomprarli. Questo vale per tutti, non so­lo per la Juventus. Nessuno può permettersi di spendere 30/40 milioni: non sono arri­vati Ibrahimovic, non sono arrivati Messi… Anzi, sono andati via Eto’o e altri gioca­tori importanti”. \r\n\r\nLa Juventus però ha inve­stito molto e comprato, nu­mericamente, tanto. \r\n“Abbiamo operato nel modo in cui era giusto operare per la Juventus, che significa co­struire il presente guardan­do al futuro. Per esempio ab­biamo chiuso operazioni con giocatori giovani ma nazio­nali, come Elia che ha 24 an­ni e costa il giusto, anche sot­to il profilo dell’ingaggio. Ab­biamo puntato tutto sulla vo­glia di ragazzi come Giacche­rini o come Estigarribia che hanno tanta fame, non han­no mai calcato palcoscenici importanti e da questo pun­to di vista sono una sicurez­za perché ci metteranno sempre l’anima”.\r\n\r\nUna filosofia molto “Juve di Lippi”.\r\n“È la filosofia dell’umiltà. Lo dico sempre ai ragazzi, ci vuole l’umiltà di una provin­ciale, quella cattiveria, quel­la corsa, quella bava alla boc­ca”.\r\n\r\nI maligni direbbero che an­che la rosa è da provincia­le…\r\n“In questo momento una so­cietà italiana non può per­mettersi di comprare un gio­catore da 40 milioni. A livel­lo economico non abbiamo la forza di offrire soldi ai club e ai campioni. I giocatori ce li comprano, non li compria­mo…”.\r\n\r\nCome se ne esce? \r\n“Con un bagno di umiltà che coinvolga tutti quanti e pro­vando a percorrere altre strade. Non dobbiamo pensa­re di essere ancora i più bra­vi, perché Inghilterra e Spa­gna sono più avanti, inutile nasconderselo. E con lo sco­prire valori trascurati, come la cultura del lavoro e di tro­vare il risultato attraverso il gioco. Perché la cultura del solo risultato non basta più: dobbiamo iniziare a pensare al cambiamento per insegui­re gli altri. Guardate le pri­me uscite di coppa… Anche i tifosi devono capirlo”.\r\n\r\nCosa? \r\n“Che è meglio avere una squadra che gioca a calcio e il risultato sarà una conse­guenza. Perché viceversa, pensando solo al risultato, ti può andare bene una volta, due, tre, ma alla fine il truc­co non funziona se non ci so­no impianto di gioco e collet­tivo”. \r\n\r\nChe definizione si dà come allenatore? \r\n“Un grande lavoratore di campo. Io ho bisogno del campo, è il mio habitat natu­rale. E il mestiere di allena­tore per me è totalizzante”.\r\n\r\nQuando non fa l’allenatore cosa fa?\r\n“Penso a come fare l’allenato­re ancora meglio. Mi rendo conto che in questo modo tra­scuro anche la famiglia… Forse è per questo che mi de­finiscono rompipalle. Io chie­do il massimo a me stesso e quindi pretendo il massimo anche dagli altri”.\r\n\r\nÈ vero che è maniacale nel­l’applicare le sue teorie? \r\n“Quando uno ha un’idea di calcio cerca di proporla ed es­serle fedele, soprattutto per­ché nel passato questa idea mi ha portato a conquistare due promozioni in serie B su quattro che ho disputato… Ma il campo rimane l’unica filosofia. È sul campo che cerco di convincere i giocato­ri a seguirmi. Dico loro: non eseguite quello che vi dico perché lo chiedo io, ma per­ché ci credete e se non siete convinti chiedetemi. Per me è fondamentale che loro mi chiedano”.