Condanna della Corte dei Conti, Bertini accusa: “Il giudice che chiede i danni lavora in Figc”

Dopo la condanna della Corte dei Conti, che chiede agli arbitri coinvolti in Calciopoli di risarcire la Figc per 4 milioni di euro, arrivano le prime reazioni delle parti in causa. L’avvocato Paolo Gallinelli, legale dell’ex arbitro Massimo De Santis, commenta con ironia ai microfoni del Corriere dello Sport la condanna: “Attendo di conoscere la motivazione per capire come i Giudici Contabili abbiano ritenuto di qualificare un ‘arbitro’ come pubblico ufficiale e/o incaricato di pubblico servizio e di condannarlo ad un risarcimento (per un danno all’ immagine ad una Federcalcio che dinanzi al TNAS aveva paradossalmente sostenuto la sua natura privatistica) per un importo (500.000 euro) maggiormente compatibile con ben altri ed effettivi danni erariali provocati, tra gli altri, da qualche amministratore pubblico”.\r\n\r\nCi va giù pesante, invece, l’ex arbitro internazionale, Paolo Bertini, che sempre dalle colonne del ‘Corriere dello Sport’, dice senza mezzi termini di essere stato condannato da un dipendente Figc: “Nessun dubbio sull’onestà e la correttezza della Corte. Credo, però, sia impressionante e sconcertante che i danni siano stati chiesti da un giudice che lavora per la Federazione Italiana Giuoco Calcio – la denuncia di Bertini, assolto per due volte nei procedimenti sportivi relativi a Calciopoli -. Basta vedere chi ha firmato il provvedimento e poi fare un salto sul sito della Federcalcio”. A firmare il provvedimento è il presidente della Sezione Giurisdizionale per il Lazio, Ivan De Musso, il cui nome si trova fra quelli dei componenti della IV sezione giudicante (Calcio femminile, calcio a 5, settore giovanile e scolastico, settore tecnico) della Corte Federale. Bertini poi conclude: “Aspettavamo questa sentenza da quattro mesi e caso strano arriva proprio nel momento in cui è in discussione il rito abbreviato a Napoli (prossima udienza domani presso la Corte d’Appello, ndr) . E poi, la Federcalcio chiede soldi a me dopo avermi assolto due volte in sede sportiva”.

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Pubblicato da
Alberto Zamboni