Editoriali

Il colpo Ronaldo è la consacrazione di Paratici

Tutti in piedi per Cristiano Ronaldo e… Fabio Paratici. Il colpo CR7 è senza ombra di dubbio quello che consacra il direttore sportivo della Juventus, un dirigente per certi versi “anomalo”, che rispetto a colleghi ben più “visibili”, basti pensare a Piero Ausilio o Massimiliano Mirabelli, rilascia pochissime interviste, ma lavora tantissimo sotto traccia per alzare ogni anno il livello della rosa bianconera. Paratici, 46enne di Borgonovo Val Tidone, ha giocato da difensore e centrocampista tra gli altri in Piacenza, Palermo e Brindisi, con cui ha vinto anche una Coppa Italia. Cresciuto assieme ai fratelli Inzaghi, di cui è buon amico, ha iniziato la carriera da dirigente facendo la gavetta.

Da osservatore per la Sampdoria, ben presto ha scalato le gerarchie diventando già in blucerchiato l’alter ego del dg Beppe Marotta, ma il trasferimento alla Juventus ha rappresentato una scalata rapidissima per la sua carriera. Non è un caso, infatti, che Paratici sia corteggiato dai più importanti club al mondo: Barcellona, Real, Milan e tanti altri hanno provato a strapparlo allo staff di Andrea Agnelli, che non ha alcuna intenzione di privarsene. Da Pirlo a Pogba, passando per Tevez, Vidal, Morata, Douglas Costa e infine la ciliegina Ronaldo: dietro la regia dei più grandi acquisti bianconeri c’è sempre lui. Ieri, a margine della presentazione, ha rivelato come ha fatto a portare CR7 alla Juventus.

Paratici: “Così ho preso Ronaldo”

“L’idea folle è nata dopo la prima partita a Torino, quando Cristiano Ronaldo ha ricevuto la standing ovation, dopo il gol in rovesciata. Durante la settimana – ha raccontato a Sky Sport – ci siamo sentiti con il suo agente. Ha detto: ‘Guarda, lui è rimasto colpito da tutta questa attenzione che ha ricevuto. È rimasto colpito e vorrebbe venire a giocare alla Juve un giorno’. E io ho detto: va bene, sì, capisco, è un sogno, ci sono tanti sogni, ma pochi si avverano”. “Poi, invece, quando ci siamo incontrati per Cancelo mi ha spiegato bene la situazione che c’era – ha proseguito – , noi abbiamo recepito l’idea. Io ne ho parlato col presidente in primis, perché giustamente bisognava far quadrare i numeri, che erano la parte più difficile dell’operazione. Lui ha preso tempo qualche ora, poi mi ha detto: ‘Guarda, vai avanti, prova a vedere se veramente c’è questa opportunità’. L’opportunità era concreta, un’occasione unica e quando le trattative sono fatte tra due grandi, neanche club, quasi istituzioni come Juve e Real Madrid, e hai la volontà del giocatore, diventa più facile fare business e fare i trasferimenti”. Chapeau.

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Pubblicato da
Alberto Zamboni