Calcioscommesse: Bonucci e Pepe non patteggiano, Palazzi in grosse difficoltà

Giornata importantissima per il Processo Sportivo del Calcioscommesse. Presso l’ex Ostello dela Gioventù, il procuratore Stefano Palazzi è andato più volte in difficoltà di fronte alle incongruenze e alle falsità fatte notare dalle difese degli imputati, tanto da costringere lo stesso Pm sportivo a chiedere delle pause. La notizia più importante è che Simone Pepe e Leonardo Bonucci lotteranno fino alla fine: rifiutato il patteggiamento proposto da Palazzi, i due calciatori della Juventus – tirati in ballo per vicende relative a quando vestivano rispettivamente le maglie di Udinese e Bari – andranno a sentenza presumibilmente l’8 agosto.\r\n\r\nEcco l’intervento in aula del legale di Bonucci, Gian Pietro Bianchi:\r\n

Le dichiarazioni di Masiello sarebbero per la procura federale progressive di arricchimento. Ma è un progressivo climax di illogicità. Di mano in mano che Masiello cerca di rendere utile la propria versione si contraddice. Tanto che non si capisce che ruolo avrebbe Bonucci in questa partita. Masiello ha parlato due volte a Cremona, una a Bari e non parla mai di Udinese-Bari, non c’è alcun’altra partita che io possa ricordare. In data 7 febbraio 2012, Iacovelli è il primo che parla di Udinese-Bari, coinvolge Masiello ma non Bonucci. Masiello a questo punto scopre dai giornali che Iacovelli ha parlato e lo scopre all’esito di un’attività di inquinamento probatorio e dopo che è stato ascoltato il signor De Tullio. Dopo che parla De Tullio, allora Masiello coinvolge Bonucci. Masiello dice di aver chiesto a Bonucci “la settimana prima di andare in ritiro.

\r\nL’avvocato Chiappero interviene in difesa di Pepe:\r\n

Non si può dire comprare e vendere sia la stessa cosa”. “Ma la Ferrari tu la vendi?” La Ferrari la vendi o la compri? La Ferrari la vendi non ha nessun senso. Queste omesse denunce, per carità, sono quelle che sono, ma Simone Pepe non si è mai comportato male, non c’è prova della telefonata. E Masiello non ha consentito agli inquirenti di raggiungere la prova. E dal punto di vista probatorio è solo affidata alle parole di Andrea Masiello. Secondo me, quella telefonata non c’è stata, perché prima di partire, per crecare una giustificazione per la combine di questa partita. La telefnata non c’è, Pepe dice di non averla mai ricevuta, non un tabulato, e la parola di Masiello smontata dal giudice. E pure se ci fosse la telefonata, dovrebbe esserci un contorno chiaro per prevedere i margini di una denuncia. Sfido io che ci sia qualcuno che dopo una chiamata del genere capisca di una combine. E non basta che Masiello dica: “secondo me si sono capiti”. È del tutto legittimo che dall’altra parte, Pepe possa dire di non aver capito. Ma la prova del 9 è una e ve la pongo sottoforma di domanda: “Ma se fosse il solo Masiello ad avere scommesso in quella partita?

\r\nChiappero ha poi parlato ai giornalisti uscendo al termine dell’udienza:\r\n

Il patteggiamento diventa fisiologico quando si parla di un rischio di squalifica di tre anni e mezzo, ma sono considerazioni, si può trattare se si parla di tre mesi di squalifica, non oltre. Sarebbe ora di rivedere questo istituto giuridico, era un mezzo utile quando non c’erano le inchieste penali. Ma ora con tutto il materiale a disposizione diventa forse anche pericoloso.

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Pubblicato da
Alberto Zamboni