Buffon: “Donnarumma alla Juve? Se viene qui non sbaglia”

La lunga intervista di Gianluigi Buffon alla Gazzetta dello Sport di oggi, 2 gennaio: l’addio al calcio, quello di Bonucci alla Juve, il possibile arrivo di Donnarumma e tanto altro ancora…

Gianluigi Buffon, capitano della Juventus, protagonista di una lunga intervista alla ‘Gazzetta dello Sport’. Il numero uno ha confermato ancora una volta che lascerà il calcio a fine stagione, a meno che la Juve non riesca a conquistare la Champions League (“Quello è l’unico caso certo”). Tanti i temi toccati da Buffon nel corso della chiacchierata con la ‘rosea’, ma si comincia inevitabilmente dalla fine.

“Nessuno vorrebbe smettere, ma no… Sono felicissimo – ammette – perché sono arrivato a una tappa importante della mia vita e sono sereno. Affrontare uno snodo così cruciale con questa armonia interiore è ciò che conta di più ed è veramente bello. Conosco le dinamiche del campo, potrei dire che a 60 anni sarò come ora. Poi però ci sono tante valutazioni da fare, non ultima considerare la fortuna di stare in una società in cui sono apprezzato e in cui ho un legame molto forte con tutti, dal presidente in giù. Mi sento a disposizione totale del progetto. Il presidente con me è straordinario, da 5 anni mi ripete: “A un certo punto della stagione, vieni e mi dici se vuoi continuare o no”. E così farò anche stavolta”.

Nei giorni scorsi si è parlato molto del suo futuro: incarichi alla Juventus, in Figc o addirittura alla Fifa, cosa sceglierà?

“A un certo punto devi capire in che tipo di ruolo puoi diventare più importante per la causa. Non voglio essere un catenaccio. Molti mi han detto: hai esagerato a fare dichiarazioni così in Nazionale. Ma un uomo di 40 anni deve avere senso di responsabilità. Siccome non sono l’ultimo arrivato – insiste – e so che posso essere ingombrante, preferisco farmi da parte. Non sarò mai un problema, ma per chi mi ha dato tanto, Juve o Nazionale, ci sarò sempre, in qualsiasi veste e con qualsiasi ruolo”.

Dopo l’esplosione con il Parma, è arrivata la lunga carriera nella Juventus, una società che ti entra dentro con la sua organizzazione.

“Il sistema-Juve mi ha stravolto la vita – rivela ancora Buffon alla Gazzetta – , cambiato il modo di concepire il lavoro e la strada da fare per raggiungere gli obiettivi, anche se un’infarinatura l’avevo avuta in famiglia. Ho genitori e sorelle con imprinting sportivo: non sono mai stati accondiscendenti con me. È un modo di pensare da Juve e ritrovarlo a Torino mi ha fatto solo bene. Cos’ha di speciale questo club? È diverso dagli altri perché negli ultimi decenni in Italia e in Europa è sempre stato equilibrato e attento nelle spese, ma ha abbinato virtuosismo economico a risultato sportivo. Stare alla Juve è per pochi, perché è usurante, però ti forgia. Probabilmente da altre parti è anche più divertente, però meno vincente”.

La Champions League rimane una delle ossessioni di Buffon e dei tifosi della Juventus: chiudere la carriera con una coppa del mondo ma senza quella “dalle grandi orecchie” sarebbe un vero peccato.

“È normale che il sentimento dei tifosi sia negativo, le finali perse sono scottature che ci porteremo addosso sempre. Però noi giocatori non l’abbiamo vissuta così: quando siamo entrati in campo sapevamo che sarebbe stato difficile, ma dentro avevamo la fiducia di potercela giocare”.

Buffon e l’addio di Bonucci

L’addio di Bonucci: se n’è parlato tanto e se ne parla ancora tanto, il campo ha detto che a guadagnarci sia stata sicuramente la Juve, ma a Buffon dispiace lo stesso che sia andata a finire così.

“A Leo voglio bene come a un fratello – spiega – , perché anche nei suoi eccessi mi piace tanto. Ha valori sani e, messo in un certo contesto, è un punto di forza. Una risorsa incredibile. L’ambiente Juve era perfetto per lui: mi è dispiaciuto sia andato via perché sembrava la scelta di un uomo impulsivo e orgoglioso. Ogni tanto, parlando, glel’ho detto: lui mi ha risposto che non è stato impulsivo, ma ha fatto una scelta ponderata. Leo vive di sfide, aveva bisogno di riaccendere il fuoco con una scelta forte e impopolare. Lo rispetto, ma mi è dispiaciuto e credo dispiaccia molto ancora adesso anche a lui”.

Nella sua lunga carriera Buffon ha avuto modo di diventare un esempio per tanti, ma non sono mancate quelle volte in cui non si è comportato come avrebbe dovuto.

“Tante volte – ammette – e alcune ho pagato troppo a caro prezzo certe accuse. Però la cosa buona, che credo la gente abbia apprezzato di me, è l’umanità. Sono uno che nell’errore, o nel presunto errore (a volte ho messo la faccia in situazioni in cui non c’entravo, mi ha dato fastidio però l’ho fatto), non ha maschere. Pentito di essermi messo a nudo? No, ci sono passaggi che devi affrontare se vuoi diventare più forte come uomo e aumentare l’autostima. Io mi riconosco mille difetti, ma mi considero trasparente, uno da cui non ti aspetti mai un colpo gobbo. Quello che ho da dire lo dico, ma con educazione, nel rispetto di ruoli e regole”.

Qualcuno lo vedrebbe bene in politica, anzi nel recente passato gli ammiccamenti non sono mancati…

“La politica è un mondo un po’ strano, ci sono cose da migliorare, che vediamo tutti. E tutti ci provano, ma nessuno ci riesce. Com’è possibile, mi chiedo? Se queste cose non vengono fatte, allora significa che l’impotenza prevale su tutto”.

Buffon: “Dybala ha ragione”

Meglio tornare a parlare di calcio, dunque, e di quel Dybala ritrovato che ha messo a segno una doppietta contro il Verona.

“Dybala cambiato? Cambiato no, però ha detto la verità: giocatori di quel livello sono sportivi soli. Quando hanno momenti di crisi dovranno cavarsela da soli. La squadra e la società sono a supporto per non farti fare il ruzzolone, ma devi uscirne tu”.

Esattamente come Del Piero, Buffon non ha alcuna intenzione di privare i giovani bianconeri del sogno di poter indossare la numero uno della Juventus.

“Ritirare la maglia? No, non mi interessa: il calciatore viene sempre dopo il calcio”.

A 40 anni non è facile trovare gli stimoli, ma nonostante i 6 scudetti di fila, Buffon e questa Juventus hanno ancora fame.

“Vincere ancora è estremamente complicato: io rischio di arrivare a 2500 giorni di fila in cui mi sveglio pensando “devo vincere”. A livello mentale è usurante. Quest’anno, a un certo punto, sentivo dire in maniera inopinata che fossimo in difficoltà. Ma se il Napoli le vinceva tutte non era colpa nostra… Sentivo dire anche che la difesa si era indebolita – prosegue – , ma gli uomini più o meno sono i soliti. Il club ha costruito una squadra fortissima, fatta di uomini con orgoglio, dedizione, voglia di competere e primeggiare che danno speranza di rivincere. Poi anche la gestione di Allegri, di cui nessuno parla mai, perché si pubblicizza poco, è eccezionale. Sento fare complimenti a tutti, ma pochi a lui”.

Buffon: “Allegri è coraggio-follia”

Insomma, pochi elogi ad Allegri e tanti a Sarri…

“Non facevo riferimenti a nessuno, la mia è stata una difesa spassionata, senza input, del mister. Di Allegri si sente parlare poco, ma quando vinci così tanto significa che l’allenatore è determinante. Cosa gli ruberei? Io non farei mai il tecnico – rivela – , ma da lui prenderei la lucidità e il coraggio-follia che lo accompagnano in determinati momenti e lo spingono a fare certe scelte”.

Da giorni sembra essere tornato sul mercato Gianluigi Donnarumma: il suo agente mino Raiola sembra stia tentando di allontanarlo dal Milan. E se venisse alla Juve?

“Beh, con la Juve non sbaglia mai… – dice sorridendo Buffon – A Gigio non posso dare consigli perché non vivo la sua situazione, non so la connessione emotiva che può avere col Milan. In maniera asettica, potrei dirgli due cose, come ho già fatto in Nazionale, però quello che fa la differenza è ciò che ti vibra dentro l’anima”.

Si dice sempre che il calcio sia cambiato tanto negli ultimi tempi e che quello italiano sia peggiorato. Ecco cosa ne pensa Buffon:

“È migliorato, c’è molta più professionalità e più conoscenza di ogni aspetto, da quello tattico a quello alimentare. Siamo arrivati a livelli di eccellenza inimmaginabili. Questo calcio permette di dare una valutazione precisa dell’uomo. Si dice spesso: non ci sono più le bandiere. Ma è solo una questione di scelte. Se uno vuole, rinuncia a determinate cose e diventa bandiera. Certo, devi pure trovare un club che abbia le tue stese ambizioni, come è capitato a Maldini con il Milan per esempio. Gli ho detto che non avrei giocato fino a 40 anni? Sì, può essere, perché non credevo nelle mie potenzialità”.

Capitolo Var: ad inizio stagione il capitano della Juventus è stato quasi linciato per aver chiesto una maggiore prudenza nell’uso. I fatti gli stanno dando ragione e ora a lamentarsi sono in tanti…

“È quello che ho sempre detto: utilissima, toglie un po’ di pathos, ma alla fine rasserena gli animi. Se questo fa bene al calcio, aiuta ad accettare i verdetti, allora ok. Come ho detto dopo la partita col Genoa, il mezzo andava tarato. Non ho mai detto di essere contro, resto a favore, ho solo detto: “Diamoci una regolata”. Se uno ha messo un dito nell’orecchio all’altro e dobbiamo aspettare sei minuti per vedere se gli ha tolto il cerume, allora non gioco più… Adesso la situazione mi sembra migliorata”.