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Agnelli sulla sospensione della FIGC: “Non mi hanno permesso di difendermi”

L’ex presidente della Juve parla anche della vicenda che lo ha coinvolto in prima persona.

Le dimissioni di Agnelli sono state un atto dovuto, ma la sospensione è stata imposta dalla FIGC senza possibilità di difesa. Questa è la posizione dell’ex presidente della Juve, coinvolto nell’inchiesta Prisma.

Nella lunga intervista concessa al de Telegraaf, Andrea Agnelli non parla solo di Superlega. In un passaggio l’ex presidente della Juve racconta anche dell’inchiesta Prisma sui conti del club. La vicenda lo coinvolge personalmente insieme ad altri dirigenti bianconeri che in blocco si sono dimessi. Il processo ordinario comincerà il prossimo 27 marzo, ma dal punto di vista sportivo la sentenza è già arrivata. E Agnelli ha qualcosa da ridire sui metodi della Procura Federale nella costruzione del verdetto di accusa.

Dimissioni Agnelli: “Non ho potuto difendermi”

(Photo by MARCO BERTORELLO/AFP via Getty Images)

Il processo sportivo è stato molto veloce e gli imputati non hanno avuto la possibilità di difendersi. Questa è l’accusa di Agnelli alla FIGC: “La sospensione mi è stata imposta dalla Federazione italiana dopo aver studiato l’indagine del Dipartimento di Giustizia. Ma non sono stato ascoltato e non ho potuto difendermi“.

Sulle dimissioni: “Mi sono dimesso dalla carica di presidente della Juventus a causa di un’indagine penale che mi riguarda personalmente. Non posso dire molto su questo perché il caso è in corso. La prima udienza preliminare è il 27 marzo, lì si deciderà se il caso si ferma o meno. Non voglio che la Juventus si faccia carico di questo peso per tutto questo tempo. Un nuovo consiglio di amministrazione che non ha nulla a che fare con le accuse può rappresentare meglio il club. Poi io sono libero di difendermi in tribunale da qualsiasi accusa”.

Infine, una riflessione su un suo possibile ritorno alla Juve: “Quello che riserva il futuro lo sa solo il futuro. Vedremo. Per ora sono un normale appassionato di calcio“.

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Pubblicato da
Alberto Zamboni