““3 Marzo: rientro, e lei è lì, morta”: Bucchi racconta la tragedia familiare I E sul doping: “Ero innocente: non so spiegarmelo” “

Cristian Bucchi - Foto Lapresse - Jmania.it
Cristian Bucchi – Foto Lapresse – Jmania.it

Cristian Bucchi confessa a cuore aperto il dolore che ha provato per una tragedia familiare che lo ha colpito, una vicenda che lo ha segnato

Negli ultimi giorni il nome di Cristian Bucchi è tornato alla ribalta nazionale in quanto il suo Arezzo ha battuto il Napoli nella prima amichevole stagionale dei campioni d’Italia in carica.

Nel ritiro di Dimaro la squadra guidata da Antonio Conte è apparsa fuori condizione e appesantita dai carichi di lavoro del mister, tanto da essere battuto dal club di Lega Pro.

E al timone dei toscani amaranto c’è proprio l’ex centravanti che ha sposato il progetto e che crede nel ritorno in serie B, quando, l’ultima volta, sulla panchina si sedeva proprio Antonio Conte, alla sua prima esperienza da tecnico.

Nel campionato cadetto ha segnato un numero cospicuo di reti in molte piazze, dal Napoli che trascinò di nuovo in A nell’anno post Calciopoli, al Modena, dove vinse il titolo di capocannoniere, all’Ascoli, club al quale è molto legato, tanto da averlo anche allenato.

La condanna per doping lo ha costretto a saltare una stagione

La sua carriera è stata condizionata da due episodi, difficili da superare. La prima è stata la condanna per doping. Al Corriere della Sera racconta la pagina più buia della sua vita sportiva.

Queste le sue parole: “Sapevo di essere innocente, ma non potevo dimostrarlo. Presi 16 mesi, poi ridotti a otto. Ancora oggi non so darmi una spiegazione“.

Cristian Bucchi da calciatore - Foto Lapresse - Jmania.it
Cristian Bucchi da calciatore – Foto Lapresse – Jmania.it

Di rientro dalla partita trova la compagna priva di vita

Bucchi militava tra le fila del Cagliari, quando il 3 marzo 2003, è successo un dramma. La punta era in trasferta a Genova, di rientro a casa ha trovato la sua compagna Valentina senza vita, e la figlia Emily con lo sguardo fisso su di lei.

Una dipartita che ha provato a superare grazie all’aiuto della piccola: “La forza è proprio la bambina che non può crescere vedendoti soffrire, non può sentirsi sempre e solo sfortunata perché ha perso la madre in quel modo. E, allora lei, piccola, diventa il tuo mondo. Per i quattro anni successivi non l’ho lasciata mai da sola”. Un lutto che ha sconvolto anche l’intera squadra, con il presidente Cellino che fu molto vicino al proprio tesserato.